di Marina Verdenelli
Il giallo delle telefonate e i precedenti penali a suo carico che lo dipingono come una persona violenta. I pezzi del puzzle sulla morte di Ilaria Maiorano, 41 anni, trovata deceduta in casa martedì mattina, a Padiglione di Osimo, non combaciano con l’incidente che il marito, di origine marocchina, ha raccontato. Su questo stanno lavorando procura e carabinieri che ieri sono tornati al casolare con gli esperti della Scientifica per analizzare bene lo stato dei luoghi. Era presente anche il pm Daniele Paci che alle 15 ha lasciato lo stabile. La richiesta di soccorso al 118 è arrivata per "una lite in casa" dove si diceva anche di "una persona rimasta ferita". Era già mattina e Tarik El Ghaddassi, 42 anni, muratore a chiamata, era uscito e anche già tornato nel casolare di via Montefanese quando una cugina del marocchino avrebbe fatto questa chiamata. Se la richiesta era per una donna ferita in casa non c’era ancora contezza che fosse morta e il contenuto della chiamata parlava di litigio, come se fosse accaduto da poco. Anche ai carabinieri di Osimo la richiesta di intervento, fatta dal 118 che stava raggiungendo l’abitazione, era dello stesso contenuto. Stando alle dichiarazioni rese nell’interrogatorio durato dieci ore, in caserma dei carabinieri, davanti al pubblico ministero, Tarik però riferisce che con la moglie aveva litigato la sera prima e che si erano spintonati a vicenda e che la donna poi era caduta dalle scale. Da lì si sarebbe però rialzata per andare in camera a dormire. La mattina seguente, dopo aver dormito in stanze diverse, Tarik ha detto di essere uscito per andare al lavoro. Aspettando il suo titolare, vicino all’asilo di una delle due figliolette, avrebbe fatto una telefonata, alla madre sembrerebbe, perché non aveva visto la moglie accompagnare le bambine a scuola. La donna, che non vive in Italia, avrebbe telefonato ad Ilaria. Qui gli investigatori sono certi che la 41enne non ha risposto. La madre di Tarik ha chiamato quindi una cucina che abita ad Osimo e che si è poi precipitata nell’abitazione a vedere. Nel frattempo anche Tarik ha riferito di essere tornato a casa e aver visto la moglie morta, sul letto. Le bambine erano in casa e non hanno mai lasciato l’abitazione. Forse dormivano quando la loro madre è morta. Alle 9.30 però, almeno la più grande, parla al telefono con la nonna materna (cercava la figlia ma non avendo risposta ha chiamato Tarek che le avrebbe detto che Ilaria stava poco bene) e le dice che sta bene. Il pm Daniele Paci ha chiesto l’autopsia su Ilaria e ieri è stato dato incarico al medico legale Francesco Busardò che già nel tardo pomeriggio doveva iniziare l’esame autoptico per stabilire l’ora del decesso e soprattutto le cause, se siano compatibili o meno con la caduta dalle scale e se invece la donna è stata massacrata di botte durante un litigio esploso per gelosia. Stando alle prime informazioni, risulterebbe che Ilaria aveva il cranio sfondato presumibilmente da un oggetto contundente simile a un martello.
Sarà disposta anche una consulenza tecnica sui telefonini da affidare all’analista forense Luca Russo. Al marito della donna sono stati sequestrati i vestiti che indossava martedì, e che verranno analizzati per vedere se ci sono tracce ematiche della moglie. In casa c’era sangue, bisognerà accertare a chi appartiene. La convalida del fermo di Tarik, in carcere a Montacuto, accusato di omicidio volontario aggravato, ci sarà venerdì alle 11. Alle spalle l’uomo ha una condanna per violenza sessuale, commessa nel 2016 (quando era già sposato) nei confronti di una giovane a cui aveva dato un passaggio in auto. Doveva scontare più di tre anni, ai domiciliari, ma nel 2017 era evaso ed era stato ricollocato ai domiciliari (provvedimento tuttora in corso) per evasione. Dal casellario giudiziario risulterebbero anche precedenti per furto e resistenza. I funerali di Ilaria sono stati fissati per sabato alle 10 nella chiesa di San Marco.