SILVIA SANTINI
Cronaca

Cinque mesi di agonia dopo il ribaltone. Il sindaco di Osimo si è dimesso:: "Impossibile andare avanti così"

L’annuncio di Francesco Pirani dopo lo strappo con le liste civiche e la crisi nella maggioranza di centrodestra "Un passo doveroso nel rispetto dei cittadini, azione politica bloccata". Ora ci sono 20 giorni per ripensarci.

Cinque mesi di agonia dopo il ribaltone. Il sindaco di Osimo si è dimesso:: "Impossibile andare avanti così"

L’annuncio di Francesco Pirani dopo lo strappo con le liste civiche e la crisi nella maggioranza di centrodestra "Un passo doveroso nel rispetto dei cittadini, azione politica bloccata". Ora ci sono 20 giorni per ripensarci.

L’aveva detto: "Se lunedì non c’è unione nel voto in Consiglio mi dimetto da sindaco di Osimo". E così è stato ad appena 5 mesi dalla vittoria elettorale che aveva strappato la città al centrosinistra. Francesco Pirani si è preso solo un giorno e mezzo in più per le trattative che sono fallite miseramente con, addirittura, il summit più importante tra i capigruppo annullato all’ultimo. I 120 giorni non sono bastati per trovare unioni. Il "matrimonio forzato" di una maggioranza forse troppo ampia è finito. Gli incontri avrebbero dovuto produrre un documento in extremis per un accordo che garantisse alla sua amministrazione una programmazione di lunga durata con le Liste civiche di Dino Latini, il tutto in accordo, ovviamente, con il gruppo di Sandro Antonelli (vicesindaco) con cui Pirani si era apparentato ufficialmente al ballottaggio, e Fratelli d’Italia, unico partito in maggioranza. Alle 16, ieri pomeriggio, la fine di tutto comunicata dal sindaco: "Ho incontrato il prefetto di Ancona Saverio Ordine, al quale ho comunicato la mia intenzione di rassegnare le dimissioni". Le stesse vengono protocollate nella mattinata di oggi. Una decisione difficile. "Questa sofferta decisione giunge a seguito della ripetuta impossibilità di svolgere l’azione politica amministrativa in consiglio comunale – continua – Nell’ultima seduta di lunedì, a causa della mancanza del numero legale non garantito da quattro consiglieri della maggioranza, non si sono potuti deliberare alcuni fondamentali ed indispensabili atti che avrebbero evitato la paralisi dell’attività amministrativa del Comune e di alcune società partecipate. A solo titolo esemplificativo la variazione di bilancio, che neanche è stata discussa, conteneva, tra gli altri, la destinazione dei fondi per la revisione straordinaria ventennale del Tiramisù, le risorse per la programmazione degli eventi natalizi, il rinnovo del contratto in scadenza con la Osimo Servizi, le disponibilità finanziarie per l’ufficio tecnico, i fondi per gli incarichi legali, le manutenzioni straordinarie delle scuole materne e dell’infanzia, l’adeguamento del canone per l’illuminazione pubblica".

Adesso si apre uno scenario mai visto nella storia di Osimo per lo meno. Le dimissioni del sindaco, in realtà, non sono irrevocabili: da prassi ci sarebbero 20 giorni per "ripensarci", un lasso temporale concesso dalla Prefettura in cui il primo cittadino può tentare l’accordo che non è riuscito a concretizzare ed evitare di far tornare gli osimani alle urne per il voto anticipato. In questi 19 giorni, ormai, l’attività amministrativa rimane inalterata, con possibilità di Pirani di convocare riunioni di giunta e convocare anche consigli comunali. "Avevo richiesto responsabilità a tutte le componenti della maggioranza per non tenere bloccata una città per meri interessi politici personali – continua il sindaco -. Questa richiesta non è stata accolta. Mi rammarico fortemente di questa situazione ma ritengo sia prima di tutto doveroso il rispetto nei confronti di tutti i cittadini che hanno espresso la volontà di un necessario cambio di passo".

C’è chi sostiene che si tratti di un altro bluff politico, il più grande fatto finora dalla sua amministrazione, per permettere soprattutto a Latini di scendere in qualche modo a patti. In ogni caso, in questo breve periodo il sindaco con i suoi fedelissimi potrebbe cercare aiuti ovunque, anche in casa centrosinistra, con cui, prima di arrivare all’inevitabile, in realtà qualche contatto c’era già stato. Al momento però, di fatto, è atteso l’arrivo del commissario prefettizio che, fino al voto, potrà portare avanti soltanto approvazioni alla spesa corrente.