"Chiacchierata sulla poesia e poi musica"

Oggi prende il via a Jesi "Similitudini Festival" che domani propone il concerto di Lorenzo Monguzzi

"Chiacchierata sulla poesia e poi musica"

Lorenzo Monguzzi, voce e anima dei Mercanti di Liquore

Sarà l’esclusivo concerto di Lorenzo Monguzzi, voce e anima dei Mercanti di Liquore, il momento clou del ‘Similitudini Festival’ di Jesi, la cui ottava edizione si terrà da oggi a domenica. L’artista si esibirà domani (ore 21) alla Biblioteca Planettiana, alternando brani del gruppo e altri della proprio carriera come solista.

Monguzzi, solo canzoni o ci sarà spazio anche per le parole, visto che si tratta di un festival di poesia?

"Prima del concerto farò una chiacchierata sui temi del festival. La scaletta sarà un misto di canzoni mie e dei Mercanti di Liquore. I testi portano la stessa firma, visto che quelli della band li ho scritti tutti io".

Dopo dieci anni il gruppo si è riformato. Perché ora?

"La cosa è stata molto semplice. Alcuni addetti ai lavori mi hanno proposto di fare un concerto con la band. In realtà non avevo voglia di fare una reunion, ma non mi dispiaceva vedere se le nostre canzoni ricevevano ancora l’affetto del pubblico. La risposta è stata positiva, ma va detto che io sono l’unico membro della band originale. Con me ci sono nuovi musicisti".

Come mai?

"Il gruppo si era sciolto perché eravamo un po’ stanchi. Non c’era più quell’energia che ti porta a cambiare, a non restare sempre gli stessi. A me piace mettermi in discussione. Con i nuovi musicisti ho trovato una maggiore libertà. La ‘nuova’ band non è più solo folk. C’è anche il rock, l’elettronica".

Il vostro nome è legato a quello di Fabrizio De André. Visto il tema del festival, ha ancora senso l’annoso dibattito sul valore poetico dei testi delle canzoni?

"Mi piace ricordare una citazione di De André, anche se non so se era veramente sua: fino a sedici anni tutti scrivono poesie. Dai sedici anni in su le scrivono solo i poeti e gli imbecilli. Nel timore di finire nella seconda categoria ho preferito fare il cantautore".

E del valore poetico della musica amata oggi dai giovani, rap o trap che dir si voglia, che ne pensa? I testi di De André comparirono presto nei libri di scuola.

"Beh, non so se tra qualche decennio ci finiranno i testi di Fedez... Il genere di per sé non mi fa impazzire. Musicalmente mi pare poca cosa. Magari ci sono cose che valgono, ma io faccio fatica a capirle. Non voglio fare la figura del vecchio, del boomer. Certo, noi per ‘ribellione’ sentivamo i Doors. In Italia un gruppo come i New Trolls faceva capolavori. C’era un arricchimento diverso".

Tornerà a collaborare con Marco Paolini?

"Facciamo cose insieme da più di vent’anni, ma ogni tanto ognuno fa le sue cose. Adesso è uno di quei periodi. Ma non è detto".

Raimondo Montesi