Ancona, 20 aprile 2024 – Tenute senza cibo come punizione e poi offese con parole quali "grassa, handicappata, puzzi come una latrina, matta, scema". Così moglie e marito, gestori di fatto della casa degli orrori di via del Verziere, a Jesi, si sarebbero rivolti alle donne psichiatriche che vivevano nell’appartamento privato preso in affitto tramite i rispettivi tutori, in coabitazione. La coppia è finita in manette e si trova ora ai domiciliari.
L’uomo, Franco Frantellizzi, 86 anni è stato arrestato lunedì per violenza sessuale aggravata e maltrattamenti aggravati dopo essere stato colto sul fatto dai poliziotti della squadra mobile che indagavano da un paio di settimane. La donna, Dina Mogianesi, 78 anni, una ex assistente sociale del centro di salute mentale di Jesi, è stata sottoposta a misura cautelare mercoledì pomeriggio per maltrattamenti aggravati e lesioni aggravate.
Mercoledì mattina affronterà l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Carlo Masini. Le accuse sono tutte da dimostrare. Entrambi i coniugi sono difesi dall’avvocato Alessia Barcaglioni che si limita a dire che i suoi assistiti rigettano ogni accusa. Il fascicolo d’indagine, che deve essere ancora conclusa, per ora conta più di 600 pagine, molte fatte di intercettazioni ambientali e anche telefoniche oltre che di telecamere piazzate in tutta la casa dai poliziotti che hanno iniziato ad indagare dopo le confidenze fatte al proprio psichiatra da una delle donne abusate.
L’abitazione era già sembrata strana due anni fa. Come anticipato ieri dal Carlino l’appartamento era stato controllato dalla polizia locale di Jesi, dopo le segnalazioni arrivate dagli altri inquilini della palazzina che volevano sapere se l’abitazione con donne con problemi psichiatrici era autorizzata. "Il Comune - conferma il sindaco Lorenzo Fiordelmondo - aveva emesso tramite l’ufficio tecnico una ordinanza di cessazione dell’attività. Era l’estate del 2022 e dalle verifiche fatte sul posto l’attività era risultata diversa da quanto dichiarato". Ai vigili urbani risultava una struttura di comunità di alloggio per persone con disturbi mentali, senza la prescritta autorizzazione che doveva rilasciare la Regione.
Insomma non un semplice appartamento dove coabitavano un gruppo di donne per abbattere le spese e avere una assistenza comune (c’erano due badanti pagate che le accudivano, ora licenziate) ma una struttura socio sanitaria. A gestirla sarebbe stata la Mogianesi, il marito si occupava dei pasti. La 78enne è stata multata di 20mila euro. E’ stato fatto ricorso al Tar per l’ordinanza del Comune (per la multa al tribunale civile invece) che è stata annullata. Per i giudici non si trattava di una struttura socio sanitaria ma di un progetto indipendente approvato e riconosciuto dal Dipartimento di Salute Mentale che aveva definito la casa "civile abitazione in cui soggetti con disabilità psichica in accordo con i rispettivi tutori convivono liberamente".