REDAZIONE ANCONA

Casa famiglia al San Martino, c’è l’ok di Anffas

L’associazione approva l’idea del nuovo progetto da realizzare con il lascito di Daniela Cesarini

Casa famiglia al San Martino, c’è l’ok di Anffas

Casa famiglia al San Martino, c’è l’ok di Anffas

La casa famiglia Daniela Cesarini, dall’ex convento Giuseppine al San Martino per l’Anffas si tratta della soluzione giusta. Nelle ultime ore Antonio Massacci, presidente Anffas di Jesi ha lanciato una lettera aperta al sindaco, al consiglio comunale e alla città intera. "Abbiamo appreso che si stanno valutando alcune nuove ‘opzioni’ – aggiunge - sulla possibilità di realizzare la casa per persone con disabilità voluta da Daniela Cesarini con un suo lascito testamentario, una vicenda iniziata nel 2013, dieci anni fa. Oggi, Natale 2022 la scelta del fabbricato ex Giuseppine si è rivelata perlomeno lenta nella sua concretizzazione. Noi di Anffas Jesi siamo stati coinvolti nella fase di consultazione in più di una occasione. Ricordo che l’idea del San Martino (emergente in queste "opzioni"), per la sua ubicazione centrale e grazie allo spazio aperto di cui dispone, ci era sembrata soluzione giusta per le finalità. Qui si tratta di costruire delle abitazioni ‘giuste’ per persone che hanno disabilità e che, come desiderava Daniela Cesarini, è bene siano inserite in un contesto socializzante, vivo e pulsante come solo un centro storico può essere. Noi di Anffas Jesi a questo punto della vicenda vogliamo dire al sindaco, al consiglio comunale e ai cittadini che portare a termine un progetto come questo – nato da un atto di mecenatismo – rappresenta innanzi tutto una sfida alla cultura inclusiva di una comunità. Esistono le difficoltà, certo, i vincoli, la complessità di tante sensibilità, certo: però nulla di questo deve far dimenticare o far velo a ciò che Daniela Cesarini aveva in mente, ovvero ciò che – accettato il suo lascito testamentario – è diventata eredità di una città intera. Si deve, siamo convinti che sia eticamente obbligo di una comunità pensare che la disabilità è una condizione che tocca tutti, perché tutti siamo nella condizione di vivere una fragilità, durante la nostra vita. Prenderne atto significa – secondo Anffas Jesi – condividere, cercando di capirle, queste fragilità, senza presunzioni di sorta, senza prevaricamenti di nessuna logica che non sia quella della inclusione vera, reale, quotidiana e non quella degli slogan o del pietismo".

Anffas Jesi fa appello "in un periodo dell’anno che richiama ai valori assoluti della spiritualità collettiva, all’esercizio di attenzione e cura per le persone più fragili. Lo si può praticare con la pratica condivisione delle scelte, in ogni loro passaggio, in ogni loro momento di approfondimento".