Bengalese il "fantasma del Cardeto". Identificato dalle protesi alle anche

Il corpo mummificato venne trovato il 5 luglio in un casolare abbandonato dagli uomini della Mobile. Dalle analisi si è risaliti alle matricole impiantate durante un’operazione. Abitava al Piano con moglie e figli.

Bengalese il "fantasma del Cardeto". Identificato dalle protesi alle anche

Lo stabile in cui venne ritrovato il corpo: la morte risaliva ad almeno sei mesi prima

Il "fantasma del Cardeto" era originario del Bangladesh e abitava al Piano. E’ l’uomo ritrovato in avanzato stato di decomposizione in un casolare abbandonato al parco del Cardeto, lo scorso 5 luglio. Il Carlino ne diede la notizia poche ore dopo l’arrivo degli inquirenti nella caratteristica via del Faro. Il ritrovamento era stato fatto da alcuni operai che stavano facendo dei sopralluoghi in quella che fino al 1986 era la sede della polizia scientifica di Ancona. La vittima si chiamava Abu Bakar Siddiqe, era un venditore ambulante e aveva 53 anni. Il corpo, ormai mummificato, era stato trovato su un giaciglio di fortuna. La morte risaliva difatti ad almeno sei mesi prima, in pieno inverno. Dapprima, si pensava ad un clochard, o a un senzatetto. Di quelli che girovagano tra il centro e il Passetto. Invece, non era affatto un vagabondo. Aveva una moglie e un figlio, che vivono tutt’ora in Bangladesh. Alla sua identità, ci è arrivata la Squadra Mobile di Ancona – diretta dal vice questore Carlo Pinto – su impulso degli accertamenti disposti dal pubblico ministero Rosario Lioniello. Dalle analisi sulla salma, è emerso come la vittima avesse due protesi alle anche. Protesi che gli erano state impiantate durante un’operazione, che aveva subìto proprio nel capoluogo marchigiano. E sono state esattamente le matricole delle protesi a permettere di risalire con certezza all’identità dell’uomo. È stato possibile persino prelevare delle impronte da quello che rimaneva di una mano. Una volta incrociati i dati, è arrivata la certezza. La Mobile ha dunque contattato l’ambasciata bengalese a Roma: qui, risultava una denuncia di scomparsa fatta il 17 gennaio scorso dal fratello della vittima, che vive a Mestre (in provincia di Venezia) e che aveva più volte provato a cercarlo, ma purtroppo senza esito. Il familiare non riusciva più a contattare il 53enne da dicembre e il cellulare dell’uomo suonava a vuoto, era irraggiungibile. La sua ultima residenza era in via Giordano Bruno. Il fratello ha così mandato il figlio a cercarlo al Piano, ma non l’ha trovato. La moglie lo aveva sentito l’ultima volta proprio il 17 dicembre, poco prima di Natale. Poi, più nulla. La Procura dorica attende il deposito dell’autopsia (che ha escluso la morte violenta) per chiudere il caso. Documenti e borsello del 53enne erano spariti forse per un furto quando lui era già cadavere.

Nicolò Moricci