REDAZIONE ANCONA

Bendati e con i tappi alle orecchie dal museo Omero al ristorante

Un gruppo di volontari della Lega del Filo d’Oro di Osimo ad Ancona in un’avventura sensoriale per avvicinarsi alla disabilità. Ospiti di "Sepofà".

Bendati e con i tappi alle orecchie dal museo Omero al ristorante

Un gruppo di volontari della Lega del Filo d’Oro di Osimo ad Ancona in un’avventura sensoriale per avvicinarsi alla disabilità. Ospiti di "Sepofà".

Bendati e con i tappi agli orecchi dalla visita al museo fino al pranzo: un esperimento, ma anche un’avventura sensoriale di grande valore per avvicinarsi alla comprensione di un determinato grado di disabilità. Dopo ore passate a convivere col buio, con l’oscurità indotta e col silenzio ovattato, il ritorno alla luce al termine del pasto, riacquistando i valori della vista e dell’udito, solo temporaneamente azzerati. Dal Museo Omero al Sepofà, dalla Mole Vanvitelliana agli Archi. È quanto hanno voluto provare sabato una cinquantina di volontari della Lega del Filo d’Oro, la straordinaria organizzazione che da decenni si dedica alle persone sordocieche. E proprio a chi è costretto a convivere con quel tipo di problematiche è stata dedicata l’iniziativa che è partita sabato in mattinata con la visita sensoriale al Museo Omero. I volontari della Lega del Filo d’Oro hanno effettuato una visita particolare, seguendo appunto la natura tattile del museo allestito all’interno delle sale della Mole. Il modo migliore, sicuramente quello più diretto per cercare di immedesimarsi con chi è costretto a vivere in determinate condizioni. Successivamente i volontari, che non hanno mai tolto le bende dagli occhi e i tappi dalle orecchie, sono stati accompagnati fino al locale di via Marconi gestito da Egidio Amico: "È stata un’esperienza incredibile anche per noi che abbiamo seguito i movimenti dei commensali, per una volta costretti a mangiare senza vedere ciò che avevano sul tavolo. Davvero emozionante, specie quando, alla fine del pasto ormai, tutti si sono tolti bende e tappi e piano piano, dopo aver riabituato i sensi, sono tornati a vedere e sentire come nella vita di tutti i giorni. Non deve essere stato facile per loro distinguere i cibi solo dal tatto e ovviamente poi dal gusto" ha detto Amico.