Falconara (Ancona), 14 ottobre 2020 - "Ho ricevuto una notifica dalla app ‘Immuni’ per essere entrata in contatto con un positivo. Ho avvertito il mio medico di base, ma dopo cinque giorni ancora nessuno si è fatto sentire e così ho deciso di mettermi da sola in quarantena e anche di rivolgermi a pagamento alla sanità privata per effettuare il tampone". È lo sfogo di Silvana Santinelli, una pensionata di Falconara che chiede con forza all’Asur di prendere in carico il suo caso. "L’8 ottobre – spiega lei nella sua lettera inviata al Carlino e recapitata nella serata di lunedì – una notifica di ‘Immuni’ mi ha avvisato di aver avuto il 30 settembre un contatto con un Covid positivo e quindi di avvertire medico e Asur. Immediatamente mi sono attivata con il dipartimento salute pubblica ad Ancona, che mi ha rimandato al mio dottore, il quale, ricevuti dati, ha proceduto alla segnalazione. Al 12 ottobre, cioè al momento in cui scrivo, non ho ricevuto alcuna comunicazione".
Da qui il malumore della donna e i suoi tanti dubbi. "La segnalazione si è persa nei meandri delle email o non è stata proprio presa in considerazione? Qual è il protocollo in questa situazione? Quale integrazione tra il medico di medicina generale e l’azienda sanitaria? E soprattutto senso ha scaricare ‘Immuni’ se poi non veniamo trattati alla stregua di altre situazioni?". Perplessità che portano la pensionata ad esternare più di una considerazione. "Ora capisco la riluttanza a scaricare l’app. Eppure potrebbe essere un sistema efficace per rilevare i contatti nel caso di positività" .
Intanto stanno per scadere i 14 giorni dal contatto con la persona infetta e la signora ha deciso di rivolgersi alla sanità privata, peraltro a pagamento, per controllare la sua situazione sanitaria. "Per tre giorni ho cercato di contattare inutilmente il servizio di via Colombo dell’Area vasta 2 di Ancona. Ho inviato una mail – dice – ai responsabili del dipartimento salute pubblica e prevenzione e, in attesa di risposte, ho chiesto al mio medico di prescrivermi il tampone in quanto, in un’ottica di responsabilità verso gli altri, provvederò privatamente e quindi con il pagamento di circa 85 euro. Da questa mia esperienza posso solo evidenziare che la Regione e l’Asur Marche non hanno un’organizzazione che permetta di tenere in dovuto conto le notifiche ‘Immuni’. Di conseguenza una buona strategia nazionale per il controllo dei contagi si affossa nelle dinamiche del territorio, svilendo anche l’impegno tanti operatori sanitari".
Della vicenda il Carlino ha subito informato l’Area vasta 2 dell’Asur dove ieri per tutta la giornata si sono susseguite le comunicazioni interne. "Stiamo effettuando verifiche sul caso specifico", é quanto filtra da fonti dell’ente sanitario in merito ad un episodio che fa tornare d’attualità il dibattito sul ruolo e l’utilità dello strumento digitale.
Ad oggi gli adepti della app ‘svela-Covid’ restano pochini, ma nell’ultimo mese si è registrata una sensibile crescita soprattutto nelle Marche, dove il dato degli utilizzatori è superiore in modo abbastanza evidente alla media nazionale. ‘Immuni’ é infatti presente sul 14.7% i possessori di telefonini della regione rispetto al 12,5% su scala nazionale, sempre considerando gli utenti al di sopra dei 14 anni di età. Il dato aggiornato al 30 settembre sottolinea, quindi, come la regione al plurale veda un numero di fruitori complessivamente superiore alla norma e neanche troppo distante dall’Abruzzo che con il suo 15.9% è la zona d’Italia con le maggiori adesioni digitali allo strumento. Peraltro significativa é stata la crescita nel mese di settembre, ovvero il 2.4% in più rispetto all’aggiornamento del mese precedente. Insomma, seppur molto lentamente, qualcosa comincia a muoversi ed è chiaro che la valenza dello strumento digitale può salire di pari passo con l’ampliamento della platea degli utilizzatori. Attualmente a livello nazionale poco meno di 8 milioni hanno scaricato l’applicazione, 7.884 le notifiche inviate e 445 risultati positivi che hanno deciso di condividere alcune informazioni.