Mucche e pecore nel fango e nei liquami. Ma anche letame anche accumulato e con il rischio di inquinamento delle falde.
E come se non bastasse carcasse di vecchie automobili e 70 metri cubi di rifiuti di vario tipo: denunciati madre 70enne e figlio 42enne responsabili di due aziende agricole collegate.
In particolare uno risultava titolare dell’azienda agricola mentre l’altro formale detentore degli animali. In azione i militari del nucleo carabinieri forestale di Arcevia con il servizio Veterinario di Ancona, in contrada San Nicola.
I militari hanno sequestrato in tutto otto animali domestici - quattro bovini e quattro ovini – detenuti presso un’azienda agricola in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze.
Gli animali, non iscritti alle anagrafi veterinarie, erano nel letame e gli abbeveratoi privi di acqua fondamentale per il benessere di bovini e ovini. Presenti negli spazi occupati dal bestiame anche spuntoni in ferro e reti taglienti ritenuti dagli inquirenti pericolosi per gli stessi animali sistemati in una stalla invasa dai liquami.
Una situazione di degrado e come di abbandono. I Forestali hanno poi trovato oltre 200 metri cubi di letame accumulato in aree non idonee e con pericolo di dilavamento ed inquinamento delle falde acquifere. L’azienda agricola non risultava autorizzata a gestire l’ingente quantitativo di letame ritrovato dai forestali negli spazi aperti, in quanto risultava sprovvista di un piano di spandimento agronomico. L’azienda agricola montecarottese che fino a qualche anno fa, prima della morte del fondatore, marito e padre dei denunciati, produceva anche latte e derivati non risultava autorizzata a gestire l’ingente quantitativo di letame.
Trovati anche 6 veicoli in palese stato di abbandono oltre a rifiuti in legno derivanti da pallet, plastiche da imballaggi agricoli e ferro di varia natura e rifiuti urbani.
Una situazione che a quanto pare si protraeva da tempo. I due, residenti a Montecarotto sono stati denunciati e adesso rischiano le pene previste dal codice penale per il reato di detenzione di animali produttive di gravi sofferenze e dal Codice dell’Ambiente per il reato di gestione illecita di rifiuti, che vanno fino a 26mila euro di ammenda e sino a un anno di arresto. Ma le indagini, a cura dei carabinieri forestali di Arcevia, sono ancora in corso per capire la destinazione della carne e dei prodotti dell’attività agricola che fino a qualche anno fa lavorava e commercializzava prodotti lattiero caseari ed era nota anche fuori regione.
Sara Ferreri