REDAZIONE ANCONA

Animali mutilati, veterinaria e 5 allevatori verso il processo

Orecchie e code amputate, certificati falsi, importazioni irregolari, esercizio abusivo della professione: una veterinaria e cinque allevatori sono indagati a vario titolo per questi episodi, avvenuti tra il 2017 e il settembre del 2020. Si tratta dell’operazione chiamata "Crudelia De Mon" dai carabinieri forestali del nucleo Cites di Ancona. Nei giorni scorsi, il sostituto procuratore Rosario Lioniello ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini a Federica Angelini, veterinaria maceratese con lo studio a Recanati, e agli allevatori Andrea Pantano di Ancona, Cirioni Matteo e Marica Cotica di Jesi, Alessandro Bigozzi di Polverigi e Roberto Giannuli di Bari. A segnalare le anomalie era stato il servizio veterinario di Jesi: facendo i calcoli, era venuto fuori che alcuni cani erano stati importati dagli Usa troppo piccoli, prima che compissero le 12 settimane, e che quindi potessero essere vaccinati con l’antirabbica e viaggiare all’estero. Poi c’erano stati una serie di certificati relativi a cani corso, o pitbull, che erano stati aggrediti e per i quali si erano resi necessari gli interventi di taglio della coda e delle orecchie. Questi interventi sono richiesti per motivi estetici, con l’idea di rendere più aggressivo l’aspetto degli animali, ma sono vietati dalla legge. Tutti quei certificati erano sembrati falsi ai veterinari del servizio jesino, anche perché attribuiti a un professionista con sede all’estero, itinerante. Quando sono iniziate le indagini, i carabinieri forestali hanno scoperto che anche in altre procure erano arrivate delle segnalazioni: in occasione delle mostre, erano stati segnalati dei documenti anomali. Così sono partiti gli accertamenti, condotti anche sequestrando cellulari e computer agli indagati, analizzati poi dal consulente Luca Russo. Da questi controlli, sono stati indagati 29 allevatori e 11 veterinari in nove regioni italiane, e molti tra Macerata e Ancona. Alcuni di loro poi hanno chiuso le vicende con il decreto penale di condanna, perché accusati di episodi minimi e isolati. Per la veterinaria recanatese e i cinque allevatori anconetani invece le accuse vanno avanti. Tutti sono accusati di maltrattamenti, per aver tagliato code e orecchie ai cani; in alcuni casi ci sono decine e decine di animali mutilati. I cani così ridotti erano poi venduti all’estero. La veterinaria Angelini, che avrebbe preso 200 euro a intervento, ne avrebbe trattati una cinquantina. Tutti sono accusati anche di aver falsificato i documenti sanitari e veterinari. Solo la dottoressa Angelini è accusata anche di falso commesso da pubblico ufficiale. Pantano, Bigozzi e Angelini sono accusati di esercizio abusivo della professione: la veterinaria, intanto sospesa dall’albo, avrebbe dato a Bigozzi vaccini e microchip da iniettare nei cani, e lui avrebbe provveduto all’operazione; lo stesso avrebbe fatto Pantano. Infine c’è l’accusa di traffico illecito di animali da compagnia, per aver fatto arrivare cuccioli troppo piccoli dagli Usa. Negli allevamenti, i carabinieri forestali avevano anche sequestrato certificati in bianco e timbri falsi, intestati a un veterinario risultato inesistente. I sei indagati però possono respingere le accuse e dimostrare di aver agito sempre in maniera corretta. Difesi dagli avvocati Riccardo Leonardi, Luca Lezzi, Andrea Boria, Maria Giuliana Morianni e Nicoletta Pelinga, hanno ora venti giorni per depositare memorie o chiedere di essere sentiti. Poi il procedimento andrà avanti, anche alla luce di quanto dimostrato dagli indagati in questa fase.