Jesi (Ancona), 6 luglio 2023 – Un accendino con l’immagine di Che Guevara, uno zainetto nero e non verde fluo, degli elastici per capelli lunghi, una grossa catena in metallo con un crocifisso e dei bracciali diversi da quelli che indossava Andreea Rabciuc solitamente. In attesa della prova del Dna sembra allontanarsi sempre di più l’ipotesi che i resti umani trovati nel quartiere Pigneto a Roma siano della ragazza scomparsa il 12 marzo dell’anno scorso dalle colline della Vallesina. A mostrare le immagini di quanto ritrovato vicino allo scheletro di donna ieri sera è stata la trasmissione Chi l’ha visto?, tornata a seguire il caso di Andreea Rabciuc. Secondo quanto riferito dalla mamma Georgeta a Federica Sciarelli non si tratterebbe in nessun modo di sua figlia Andreea. Alla trasmissione anche l’ultimo compagno della ragazza Simone Gresti, unico indagato (per sequestro di persona) ha commentato: “Non è lei, Andreea va cercata viva”.
Le prime indicazioni del medico legale, in primis l’età e la presunta data della morte – un anno fa- hanno portato anche gli inquirenti a pensare a lei. Ma i reperti trovati non coincidono con la figura della ragazza scomparsa dallo Jesino: c’era anche un giubbotto smanicato imbottito, di un colore tra il verde e il blu. Tutti oggetti che, secondo Georgeta, non appartengono a sua figlia Andreea.
Anche le due placche mandibolari rilevate sul lato sinistro del cranio non portano a ritenere che si possa trattare della giovane di origini rumene la cui storia tiene ancora con il fiato sospeso mezza Italia.
L’esame del dna, irripetibile, verrà effettuato estraendo la sequenza dai frammenti ossei e dai denti dello scheletro ritrovato: ad assistere ci sarà pure Andrea Ariola, perito di parte che affianca Emanuele Giuliani nella difesa di Simone Gresti, il compagno di Andreea al momento della scomparsa.