REDAZIONE ANCONA

Amministratore di condominio condannato per ammanco di 40mila euro a Ancona

Un amministratore di condominio ad Ancona è stato condannato per aver sottratto quasi 40mila euro ai condomini, rischiando il distacco del riscaldamento.

Contabile infedele. S’intascava le quote dei condomini ignari

Un amministratore di condominio

Cambiano amministratore di condominio perché poco presente alle necessità del palazzo e alle esigenze dei condomini e scoprono che si intascava i soldi delle utenze che loro versavano nel conto corrente comune. Un ammanco di quasi 40mila euro in poco più di un anno. Per un pelo non hanno rischiato il distacco del riscaldamento, un impianto condominiale. A rimanere con un palmo di naso sono stati gli inquilini di una palazzina in via Toti, nel quartiere Adriatico.

Passando le carte e i documenti al nuovo amministratore questo si era accorto che nei conti i numeri non portavano. I condomini, in tranche diverse, avevano versato, tra giugno del 2018 e settembre del 2019, diverse quote per le spese comuni fatte sia per avere una polizia assicurativa sull’immobile, la pulizia degli impianti fognari, alcune utenze sulla luce e altre spese correnti. Nel conto corrente condominiale erano finiti prima 28mila euro, tra giugno e maggio 2018, poi altri 10mila, tra giugno e settembre 2019. Di quelle somme però il nuovo amministratore non aveva trovato più nulla.

Così era partito un accertamento per risalire alle cifre versate e a quelle effettivamente spese. Una contabilità non proprio trasparente. I condomini si erano rivolti ai carabinieri per denunciare l’amministratore infedele finito a processo davanti alla giudice Paola Moscaroli che giovedi pomeriggio lo ha condannato a due anni e mezzo di reclusione. Imputato un 74enne anconetano, che nel frattempo è andato in pensione, difeso dall’avvocato Paolo Tartuferi.

L’amministratore infedele è stato condannato anche a risarcire il condominio di via Toti, parte civile con l’avvocato Chiara Trentalancia, di 25mila euro di provvisionale (ne chiedeva 50mila). L’ammanco calcolato dai condomini beffati sarebbe stato per lo più denaro per il riscaldamento. Il 74enne non avrebbe pagato l’utenza e quando arrivava i solleciti invece di saldare cambiava fomitore.

I condomini, una decina in tutto, versavano ciascuno le proprie quote di spesa ripartite secondo i millesimali della propria proprietà. Qualcuno aveva pagato 3.600 euro, qualcun altro 600 euro, altri ancora 1.100 euro, mille euro, 1.200 euro, 1.300 euro e 100 euro. Anche una ditta, che si appoggiava con la propria attività in un locale del palazzo, aveva pagato la sua parte, 200 euro. Soldi che si sarebbero volatilizzati.

L’accusa ha sempre negato i fatti. La difesa ha puntato a far valere che la contabilità non aveva una traccia chiara e nel calderone ci sarebbero finite anche cifre non contabilizzate. Il denaro sparito sarebbe stato molto meno.

Marina Verdenelli