"Il massiccio intervento di abbattimento di una porzione di bosco di lecci, all’interno di un’area del Parco del Conero, è stato accompagnato da una motivazione insolita del taglio, cioè l’allestimento di un set temporaneo per permettere le riprese di alcune scene di un film". Riassume così la vicenda delle Terrazze di Portonovo, che da due settimane sta alimentando un grande dibattito in città, Fabio Taffetani, già ordinario di Botanica e ora professore a contratto all’Università Politecnica delle Marche. "Il clamore mediatico della vicenda", commenta lo studioso, "sembra più che giustificato, visti i possibili danni ambientali in un’area che dovrebbe essere tutelata, a confronto con le motivazioni dell’intervento e le frettolose procedure autorizzative, come il fatto di aver scavalcato il ruolo della Regione, e informative, giustamente ora richieste anche da parte di associazioni ambientali e popolazione interessata, ma che avrebbero dovuto precedere l’inizio dei lavori". "Il danno è fatto", per il botanico, che aggiunge: "sicuramente poteva essere progettato meglio, salvaguardando almeno parte degli alberi più integri". Il ripristino dell’area, secondo lui, "va ora seguito con attenzione perché questo venga realizzato con il massimo impegno. Occorre tuttavia tenere conto che il rispetto dell’obiettivo naturalistico che viene richiesto, ovvero il restauro ambientale, non permetterà facilmente anche il contemporaneo mantenimento dell’uso per il tempo libero". Taffetani quindi concorda con il prof. Carlo Urbinati, intervenuto su queste pagine domenica. "I lavori di piantumazione e ricostruzione del suolo potrebbero essere poco compatibili, soprattutto nei primi anni di assestamento dell’impianto e quindi ritardare o limitare il rispetto delle attese di fruizione dell’area", spiega Taffetani, che prosegue: "il Parco del Conero è un’area di particolare interesse ambientale che, a differenza dei parchi e riserve naturali dell’Appennino gode di un carico turistico esuberante e persistente per tutto l’anno". Il lato positivo di questa vicenda, secondo Taffetani, è che "ha messo in evidenza come il risanamento di un’area degradata sia stato possibile grazie ad una singolare combinazione di eventi, senza la quale il Parco difficilmente avrebbe potuto mettere mano all’operazione di recupero ambientale. Il risultato negativo è invece costituito dalla pubblicità negativa che il Parco ne ha ricavato". Alla luce di quanto accaduto, per il botanico è evidente che "un parco così importante e di grande interesse naturalistico e paesaggistico della costa adriatica italiana avrebbe bisogno di un adeguato sostegno economico per la sua gestione, vista la scarsità di fondi destinati da parte della Regione Marche". Pertanto, Taffetani avanza una proposta che farà discutere: "un significativo sostegno economico sarebbe più che giustificato da parte delle strutture turistiche locali che godono della sua attrattività".
CronacaAmbiente e iter nel mirino: "Danni e ripristino difficile