REDAZIONE ANCONA

Allevamento lager: in nove verso il processo

Trecastelli, le accuse vanno da disastro colposo a corruzione. Escono dall’inchiesta il sindaco Sebastianelli e il comandante dei vigili

Allevamento lager: in nove verso il processo

Allevamento lager: in nove verso il processo

Da 15 inizialmente indagati sono passati a 9 e adesso rischiano tutti di finire a processo. Dopo la chiusura delle indagini preliminari, arrivata più di un anno fa, è stata fissata l’udienza preliminare per il caso dell’allevamento lager di Trecastelli, quello dove vennero trovati centinaia di cani in cattive condizioni, affetti anche da brucellosi, e dove furono messi i sigilli a gennaio del 2021.

Gli indagati hanno affrontato l’udienza davanti al gup Alberto Pallucchini ieri mattina. Non c’è più il sindaco di Trecastelli Marco Sebastianelli e nemmeno il comandante della polizia locale le cui posizioni, insieme ad altre quattro, sono state archiviate. Tutto era partito tre anni fa, quando i carabinieri forestali, con il Nucleo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale, insieme alle guardie zoofile, Legambiente e l’associazione animalista di Osimo Amici Animali, scoprirono quasi 900 cagnolini di piccola taglia tenuti in pessime condizioni tali da generare in loro sofferenza.

L’allevamento era specializzato per lo più nella vendita di chihuahua, barboncini e maltesi. Ne furono sequestrati 859, su delega della Procura. La metà aveva contratto la burcella canis, zoonosi infettiva trasmissibile anche all’uomo. Già negli anni passati lo stesso allevamento era stato oggetto di richiami e restrizioni, sia per la movimentazione dei cani che per il numero di quelli allevati. Le accuse per i 9 che rischiano un rinvio a giudizio sono, a vario titolo, di disastro colposo, abbandono di animali, corruzione, esercizio abusivo della professione di veterinario, false attestazioni, falso ideologico, omissioni di atti d’ufficio, traffico illecito di animali, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, sostituzione di persona e falsa attestazione sanitaria.

Sotto accusa ci sono due allevatori, tre proprietari dell’allevamento, una veterinaria e tre figure, tra dirigenti e direttori, dell’ex Asur (l’ex area vasta 2) del servizio veterinario pubblico. Stando alle contestazioni i cagnolini venivano venduti in condizioni precarie per la loro salute. La struttura sarebbe stata autorizzata al massimo per una 60ina di esemplari. Alcuni cuccioli sarebbero stati importati dall’est Europa, sotto la 12esima settimana di età. Contestato anche un episodio corruttivo, un cagnolino pregiato regalato ad un vertice Asur. Ieri dieci associazioni animaliste hanno chiesto di costituirsi parte civile. Quattro dei 9 indagati hanno preannunciato la volontà di ricorrere ai riti alternativi. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 16 aprile.