Nobili *
Una tragedia, quella del ragazzino di Senigallia, che toglie il respiro e rende difficile trovare parole appropriate: si imporrebbe, forse, un silenzio rispettoso del dolore dei familiari, degli amici e di una comunità intera. Eppure qualcosa va detto, subito e con forza. Perché il dramma di Leonardo non è un dramma individuale, la ferita umana è anche una ferita sociale che brucia nel nostro mondo adulto e che, chiama in causa, in particolare, coloro che istituzionalmente o professionalmente si occupano di problematiche giovanili e di tutela minorile.
E’ bene prendere coscienza che siamo di fronte a forme di fragilità inedite che attraversano un’intera generazione di adolescenti, una generazione che ha sofferto le imposizioni di isolamento sociale adottate durante la pandemia e che si trova a vivere un tempo molto più cupo e impegnativo di quello dei propri genitori. Giovanissimi, sempre più soli, cresciuti dentro famiglie in difficoltà, in un sistema di welfare in progressivo disfacimento.
Si tratta di un disagio giovanile in crescente aumento che assume connotazioni differenti, tra cui, trovano spazio anche il bullismo e il cyberbullismo: fenomeni che vanno contrastati con determinazione, ma che non possono diventare la reductio ad unum per giustificare espressioni di malessere che hanno radici molto più profonde.
Non è puntando il dito contro altri giovanissimi, sovente vittime loro stessi di contesti degradati, il modo giusto per affrontare il problema. Meglio porsi qualche interrogativo sui modelli culturali, che la società adulta trasmette, soggiogata dal bullismo diffuso, finalizzato al perseguimento di un benessere esclusivamente materiale. Dovremmo, invece, imparare a cogliere i nuovi segnali di sofferenza presenti nel mondo giovanile: in Italia, secondo i dati diffusi dalla Federazione italiana medici pediatri, soffre di disturbi psichici un adolescente su cinque e il suicidio è la seconda causa di morte tra i 15 e i 24 anni, dopo gli incidenti stradali. L’incremento dei tentati suicidi negli ultimi due anni è stato del 75%, con la media di un tentativo di suicidio al giorno.
I medici della Società italiana neuropsichiatria infantile, dal loro versante, segnalano che nel nostro Paese le richieste di consulenza neuropsichiatrica sono aumentate di 40 volte e che i posti letto nei reparti dedicati sono meno della metà di quello che risulterebbe necessario: una criticità generale, cui la nostra regione non fa eccezione.
A fronte di tutto questo non c’è più un minuto da perdere: noi adulti dovremmo cessare di parlarci addosso e iniziare ad ascoltare di più i nostri ragazzi. L’emergenza è vera e impone misure eccezionali, in grado di coinvolgere le famiglie e gli operatori del sistema di tutela minorile. Occorre un piano sociale e sanitario straordinario, da attuare a vari livelli, affinché la terra in cui riposa Leonardo, figlio di tutti noi, possa diventare più lieve.
* Ex Garante regionale
dei diritti dei minorenni
Presidente Camera minorile di Ancona