La commissione non aveva modo di rendersi conto a vista delle difformità durante il sopralluogo, dall’uscita 3 potevano passare da progetto 112 persone ma ne sarebbero uscite più di 800 ed è stata una pressione durata almeno 12 minuti a far cedere la balaustra che non si è rotta perché i ferri si sono solo incurvati e poi sfilati dal muro. Due transenne vigilate dal servizio di sicurezza hanno bloccato infine il deflusso in fondo alla rampa. Lunga e articolata ieri l’arringa della difesa di tre dei membri della commissione di pubblico spettacolo imputata nel processo bis per la strage di Corinaldo, quello incentrato a chiarire le eventuali responsabilità amministrative e sulla sicurezza della discoteca Lanterna Azzurra, dove la notte tra il 7 e l’8 dicembre del 2018 morirono cinque minorenni e una mamma, schiacciati nella calca di una folla in fuga. Il processo è alle battute finali e l’udienza di ieri è stata dedicata alle difese dell’avvocato Marina Magistrelli, che tutela tre dei componenti della commissione che autorizzò l’apertura del locale, l’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi, il vigile del fuoco Rodolfo Milani e il responsabile del Suap Massimo Manna. Per l’avvocato Magistrelli le responsabilità "sono della discoteca, dei gestori non della commissione", quella del sopralluogo di ottobre 2017. Riportando quanto emerso nelle intercettazioni è stato evidenziato alla giudice Francesca Pizi come lo stesso dj Marco Cecchini, alla mezzanotte del 7 dicembre, dice "abbiamo più di mille persone ai tavoli" mentre il responsabile della Siae, sentito in una udienza precedente aveva sostenuto la vendita di almeno 1.600 biglietti per la serata. Quindi c’era troppa gente nel locale. "Le balaustre - ha osservato l’avvocato Magistrelli che ha proiettato tanto di foto- dovevano resistere ad un deflusso di 112 persone. Ne sono uscite più di 800 e c’è stata una pressione di almeno 12 minuti sotto la quale si sono incurvate, non spezzate e alla fine sfilate dal cemento del muro". La difesa Magistrelli ha contestato anche la ricostruzione in 3d del consulente della Procura della fuga dalla discoteca ritenendo il programma usato "non adatto per le catastrofi, è come cuocere una torta con un fon". Il legale ha parlato di "anomalie e non verità" sostenute dalla pubblica accusa portando passi delle motivazioni dei giudici di Appello e Cassazione nel processo alla banda dello spray sostenendo che "in 14 giudici tra secondo e terzo grado di giudizio hanno avuto la stessa lettura sulla discoteca e cioè che anche se la struttura non fosse stata a norma non c’è concorso di colpa". Prossima udienza il 5 aprile per repliche e il 19 aprile la sentenza.
Cronaca"Alla Lanterna quella sera c’era troppa gente"