NICOLÒ MORICCI
Cronaca

Alcol, droga e baby gang: il dossier: "Così abbiamo fermato l’emergenza. Guardia ancora alta in certe piazze"

I numeri della questura per fronteggiare il fenomeno che ora sta cambiando

Alcol, droga e baby gang: il dossier: "Così abbiamo fermato l’emergenza. Guardia ancora alta in certe piazze"

Baby gang (e non solo), tra alcol e droga: stop all’escalation di violenza esplosa a giugno 2021. Un rush criminale che probabilmente era stato accentuato anche dal fatto che i minorenni coinvolti, nei mesi estivi, non andavano a scuola. Così, evidentemente, quei teppistelli non avevano altro di meglio da fare che gironzolare in città, commettendo illeciti qua e là. Nel tempo, si erano formati dei piccoli gruppi che radunavano anche maggiorenni. La baby gang, che il questore di Ancona, Cesare Capocasa, preferisce chiamare "baby aggregazioni disagiate, smarrite e disorientate" sono state fermate da tempo proprio grazie all’infaticabile lavoro degli agenti di via Gervasoni. Presìdi, prevenzione, presenza su strada (e nelle scuole), poliziotti di quartiere, elicotteri in volo, unità cinofila nei vicoli e interventi tempestivi hanno dato i loro frutti. E si vede: da agosto 2022 quelle "gang giovanili" sembrano essersi dissolte. All’epoca dei fatti, a sentire i bancarellari di piazza Roma, ad esempio, si notava come nell’aria ci fosse una certa aggressività. Che scaturiva per i motivi più futili e portava a conseguenze (talvolta) gravi.

Per 18 maggiorenni e 23 minori (di cui 3 sottoposti anche a misura cautelare) pendono denunce per lesioni personali, danneggiamento, minacce, violenza privata, rapina, resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale (due giorni fa la notizia del rimpatrio internazionale di due ragazzini che avevano accerchiato una volante in centro, ndr). Oltre 12mila le persone identificate, con controlli disposti in collaborazione coi reparti di prevenzione crimine di Bologna, Napoli e Perugia.

Le "devianze giovanili" hanno trovato una risposta in svariate misure di prevenzione emesse dalla questura. Ad essere coinvolti, come dicevamo, tutti giovani e giovanissimi: 25 gli avvisi orali, 68 i fogli di via obbligatori, 38 i Dacur. Per non parlare degli 11 locali che non hanno rispettato le disposizioni in tema di somministrazione di alcolici e di divieto di ballo (per loro, chiusura temporanea). A dire il vero, gli episodi analizzati pare non siano totalmente riconducibili solo alle baby gang. Piuttosto, sarebbe meglio parlare di "gruppi caratterizzati da legami deboli, senza una chiara gerarchia o una organizzazione strutturata". Episodi violenti o incivili spesso nati da alterchi di breve durata. Nella maggior parte dei casi, stando alla dettagliata analisi della questura, si tratta di "giovani o adolescenti di origine extracomunitaria o italiani di seconda generazione, fra i 14 e i 21 anni". Ci si macchia perlopiù di rapine, estorsioni e furti, ma anche di lesioni e risse spesso connesse all’abuso di alcol o droghe. Le vittime? Quasi sempre coetanei o gente più giovane degli aggressori. Che questi conoscono – magari – anche solo di vista, o per motivi scolastici.

Parola d’ordine, come dicevamo, prevenzione. La sinergia tra Capocasa, il numero uno della polizia dorica, e il prefetto, Darco Pellos, continua. Così come continuano i servizi dedicati nei vari sabato pomeriggio, con volanti, squadra mobile e polizia locale. Guardia alta nei parchi e nelle vie più isolate, dove i giovanissimi sono soliti radunarsi per bere e drogarsi. Super monitorate piazza Malatesta, via Menicucci, piazza Roma e via Oberdan. Solo nell’ultimo mese, sono stati segnalati quali assuntori di stupefacenti 25 giovani anconetani tra i 18 e i 22 anni. Sette le sanzioni per ubriachezza molesta. Altrettante per guida in stato di ebrezza.

"Nella prospettiva di recupero e superamento del disagio sotteso – spiega la nota della questura – appare indispensabile la collaborazione delle Istituzioni scolastiche, qualora si tratti di minori ancora nella fase della formazione didattica, mediante l’adozione di progetti individuali, che veda ove possibile, la partecipazione della famiglia, cui l’adolescente resta affidato, ma anche il sostegno e la collaborazione delle varie componenti sociali". Insomma, repressione sì, ma anche formazione ed educazione.