Oggi la presidenza e la direzione del Parco del Conero incontreranno i giornalisti per illustrare le motivazioni che hanno indotto a rilasciare il nulla osta alla realizzazione del set cinematografico a Portonovo con conseguente taglio di diversi alberi. Alle ore 15, nella sede dell’Ente, a Sirolo, interverranno il presidente Luigi Conte, il direttore Marco Zannini e il vicepresidente Riccardo Picciafuoco. Per informare la cittadinanza si riunirà anche una Commissione convocata per mercoledì prossimo dai capigruppo della maggioranza, nel Consiglio comunale di Ancona. L’assessore alle Manutenzioni, Daniele Berardinelli, ci spiega che è "volontà della maggioranza fare chiarezza, dato che a tutti i cittadini sta a cuore la baia di Portonovo e a tutti interessa capire le motivazioni del nulla osta e il progetto previsto di manutenzione dell’area". Servirà anche a fare luce su eventuali responsabilità? "Serve per approfondire la vicenda – risponde Berardinelli – prima di attribuire responsabilità bisogna capire come sono andate le cose".
Il direttore Zannini ha già chiarito al Carlino che il nulla osta è stato accordato dal Parco perché la casa di produzione Indigo Film, che sta allestendo il set alle Terrazze, ha presentato un progetto dettagliato di "ripristino di habitat degradato". Il problema, però, sta a monte. Tagliare alberi per fare posto a un set cinematografico è un intervento di conservazione? È compito dell’Ente promuovere il territorio, come ha sostenuto il presidente Conte? Secondo il botanico Fabio Taffetani, già professore ordinario dell’Università Politecnica delle Marche e ora docente a contratto sia di Botanica sistemica e forestale, che di Biomonitoraggio, "il ruolo del Parco del Conero, che è conosciuto in tutto il mondo, per il suo livello di interesse naturalistico altissimo, non è quello di informare, come invece deve fare il Parco dei Sibillini, che si trova in un’area a rischio spopolamento, per cui l’Ente è indotto ad alimentare il turismo perché lo spopolamento minaccia la conservazione dell’habitat".
Allora, quale dovrebbe essere il compito del Parco del Conero? "Regolare le attività interne al Parco – spiega Taffetani – affinché siano compatibili con l’ambiente, perché la pressione antropica è già altissima, non solo d’estate ma tutto l’anno". "Serve un cambio di mentalità", incalza il botanico, già responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca regionali e nazionali, autore di oltre 230 pubblicazioni, "bisogna evitare questo sfruttamento non debito. La Regione Marche dà pochi fondi al Parco del Conero, che servono a malapena a pagare gli operatori, mentre ne servono altri per sistemare aree boschive e sentieri".