MARINA VERDENELLI
Cronaca

Ai confini della realtà. Ha ripudiato la moglie con il rito islamico: "Ma qui non è valido"

Lei lo ha scoperto per caso nel momento in cui ha chiesto il divorzio perché stranamente il Comune ha registrato in modo ufficiale questa pratica. Così però il marito non sta contribuendo al mantenimento della famiglia.

Ai confini della realtà. Ha ripudiato la moglie con il rito islamico: "Ma qui non è valido"

Vuole il divorzio dal marito che la picchiava e la maltrattava e quando avvia le pratiche con l’avvocato scopre che l’aveva ripudiata da un anno. Una forma di separazione prevista in base alla religione islamica e che solo il marito è titolato a fare. Basta pronunciare per tre volte, in lingua araba, "io divorzio da te" e ognuno per la sua strada. Il caso più unico che raro ha investito una donna bengalese poco più che 30enne e che vive ad Ancona con due bambini piccoli nati dal matrimonio con il marito, bengalese anche lui, di 41 anni, operaio. La coppia si è sposata in Bangladesh nel 2008, nozze combinate dalle rispettive famiglie, poi lei lo ha raggiunto ad Ancona dove il marito già lavorava e hanno vissuto insieme nel capoluogo dorico per molti anni. Non sarebbe stata una unione fatta di amore e rispetto. Lui l’avrebbe maltrattata e picchiata più volte al punto che lei lo ha denunciato ed è stata messa in un percorso di protezione e allontanata dall’uomo.

Pochi giorni fa la scoperta del ripudio che è stato registrato anche all’anagrafe del Comune di Ancona. Lei non ne sapeva nulla. "Lo abbiamo appreso andando a prendere gli atti per il divorzio – spiega l’avvocato Andrea Nobili che insieme al collega di studio Bernardo Becci segue la bengalese – Prendendo gli estremi del matrimonio abbiamo trovato un documento che attesta che non sono più sposati e quindi sono liberi entrambi. E’ stata ripudiata secondo il rito islamico. Una pratica che non ha valore qua in Italia. Abbiamo predisposto un ricorso al tribunale di Ancona, sezione civile, per il riconoscimento dei diritti della signora e dei suoi figli minorenni evidenziando l’inesistenza per il nostro ordinamento giuridico di una sentenza islamica contraria a norme imperative di legge e ai diritti fondamentali in quanto deriva da forme di oscurantismo".

E’ singolare anche che il Comune abbia registrato questa pratica e su questo aspetto gli avvocati vogliono andare a fondo. L’uomo ha proceduto con il ripudio perché secondo lui la moglie non si sarebbe comportata bene nei suoi confronti e nella documentazione presentata c’è tanto di dichiarazione (tradotta dall’ambasciata italiana, con timbro del ministero bengalese e attestazione di autenticità di un notaio) in cui l’accusa di adulterio, di non sottomettersi, di non rispettarlo preferendo vivere la sua vita senza prendersi cura di lui. "Pensando alla mia vita futura ho risolto la questione nel modo islamico – riporta l’avviso di divorzio – divorziando da lei pronunciando la triplice formula del ripudio per il divorzio irrevocabile ’1, 2, 3 bine talak’ (ti ripudio)".

La data del ripudio è del 10 maggio 2023. L’uomo attualmente è al suo secondo processo penale per maltrattamenti e lesioni, con udienza fissata a settembre. Nel primo ha avuto una condanna tre anni fa. La moglie ha imparato la lingua italiana e ha trovato anche un lavoro. Lui deve contribuire al mantenimento della famiglia ma con il ripudio non sta ottemperando.