Addio a un’icona piena di stile. Lea e le sfide nelle Marche

La Pericoli è morta il 4 ottobre a 89 anni: in regione fu protagonista di due confronti con la maglia azzurra contro la Francia e la Cecoslovacchia.

Addio a un’icona piena di stile. Lea e le sfide nelle Marche

Lea Pericoli ai tempi delle sfide sui campi delle Marche

Un’icona del tennis, ma anche dello stile, della classe dentro e fuori dal campo di gioco e poi del giornalismo, in un’epoca in cui di giornaliste, tra le donne, se ne contavano sulle dita di una mano. Figuriamoci nel tennis, poi, sport un tempo ritenuto – non del tutto a torto – un pizzico elitario e tendenzialmente maschile. Lea Pericoli, scomparsa il 4 ottobre a 89 anni, è stata tutto questo e per il nostro Paese ha rappresentato un simbolo di eleganza e libertà: in tanti lo hanno ricordato in questi giorni e forse la grandezza della donna Lea ha finito per lasciare un po’ in disparte quella della tennista, perché Pericoli è stata in primo luogo una campionessa per il tennis tricolore, con 27 titoli italiani conquistati. Un record pressoché insuperabile reso possibile da una carriera gloriosa e assai lunga, visto che la tennista si ritirò nel 1975 all’età di ben quarant’anni con ancora addosso però l’onore di essere campionessa in carica di singolare, di doppio femminile e di doppio misto. E anche nelle Marche, gli appassionati hanno potuto ammirarne il talento, nonostante un pizzico di rammarico perché Lea Pericoli non giocò mai un torneo marchigiano, pur andandoci vicina nel 1971 quando l’allora importante Open di Senigallia vide vincere tra gli uomini l’astro nascente Adriano Panatta: tra le donne, la concomitanza del ricco torneo di Venezia attirò però le migliori racchette internazionali e Pericoli giocò quindi in laguna e non sui campi da tennis del Ponterosso, a pochi metri dalla Rotonda.

La campionessa milanese però scese in campo in due occasioni nella nostra Regione con la maglia della Nazionale, come ricorda lo storico Andrea Bocchini: nel 1959 al Maggioni di San Benedetto del Tronto contro la Francia e nel 1970 ad Ancona contro la Cecoslovacchia. E non perse mai: nel 1959 vinse i singolari contro Courteix e Delacourte, più due doppi; nel 1970 superò Neumanova e Vopickova, e si ripetè nei due doppi giocati in coppia con Lucia Bassi.

Insomma Lea Pericoli giocò nella nostra regione ben otto partite tra singolari e doppi e le vinse tutte, risultando decisiva sia nel successo del 1959 a San Benedetto contro la Francia che in quello del 1970 ad Ancona contro la Cecoslovacchia, in entrambi i casi match amichevoli. Fu, per le compagne, dunque, una autentica trascinatrice sia in giovane età (a San Benedetto aveva 24 anni) che a fine carriera (ad Ancona aveva già toccato i 35), un esempio da seguire come lo è stata per molte donne fuori dal campo, e non solo nel suo lavoro post agonismo: fu infatti anche la prima donna a fare da testimonial nella lotta contro i tumori in un’epoca in cui non era certa d’abitudine, ancor più per una donna, rendere pubblica la propria battaglia.

Andrea Pongetti