ALESSANDRO CAPORALETTI
Cronaca

Acquaroli: "No al rinvio, nelle Marche si vota in autunno"

Per una volta tutti d’accordo, almeno a parole, centrodestra e centrosinistra: le elezioni nelle Marche non s’hanno da rinviare di...

Francesco Acquaroli, governatore delle Marche

Francesco Acquaroli, governatore delle Marche

Per una volta tutti d’accordo, almeno a parole, centrodestra e centrosinistra: le elezioni nelle Marche non s’hanno da rinviare di sei mesi, alla primavera del 2026 – come certa vulgata romana vorrebbe anche per le regionali, dopo le comunali –, a dispetto della proroga ad honorem chiesta al vertice di maggioranza dal vicepremier Salvini per il leghista Luca Zaia in Veneto ("mi sembra giusto che possa accendere la fiaccola olimpica nel 2026") o della resistenza del campano De Luca, che sul terzo giro in Campania ha ingaggiato un braccio di ferro in solitaria con il governo e il suo stesso partito, il Pd.

"Per quanto mi riguarda, c’è uno statuto e c’è una previsione di legge in merito allo svolgimento delle elezioni nel primo periodo subito dopo la scadenza dei cinque anni di mandato, che credo cada tra la fine di settembre del 2025 e i primi giorni di ottobre", ha chiarito subito il governatore Francesco Acquaroli, rispondendo in Consiglio regionale a un’interpellanza presentata dalla capogruppo dem, Anna Casini, circa l’ipotesi di slittamento del voto regionale al 2026.

"Tutti conoscono il mio orientamento di carattere generale – ha aggiunto Acquaroli –, è quello di non andare troppo oltre la stagione autunnale, perché ritengo che la stagione fredda non sia certamente di aiuto per un coinvolgimento nella campagna elettorale". Preceduto dalle parole (nette) della premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di inizio anno ("quest’anno ci saranno elezioni in diverse regioni", vedi Campania, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto), Acquaroli s’è dunque incaricato in prima persona di allontanare il "sospetto" di melina ("perché temono la sconfitta") agitato a suo tempo dal Pd.

È vero, alla Conferenza Stato-Regioni potrebbe tentare l’ultimo blitz chi preme per il rinvio, ma non è Fratelli d’Italia. Quindi, "credo che si voterà alla fine di settembre o ai primi di ottobre", ha ribadito il governatore, che correrà per il bis. Ed è probabilmente la pietra tombale sulla questione.

Sull’altra sponda, il centrosinistra galvanizzato dalla remuntada in Umbria ha una gran fretta di andare a votare (sempre a parole), anche se è ancora senza un candidato ufficiale – quello in pectore è da tempo l’eurodem Matteo Ricci – e un’alleanza formale. Il modello è un campo extralarge che tenga insieme Azione, Italia Viva, i centristi di "Base Popolare" dell’ex governatore Spacca, Cinque Stelle, Verdi e sinistra.

Ecco, da quelle parti cominceranno a scoprire le carte l’8 febbraio con un’iniziativa ("Al lavoro per l’alternativa") che "darà il via alla mobilitazione per il lancio del Progetto Marche", ha già fatto sapere il Pd. "Un percorso partecipativo basato su cinque priorità per il futuro della regione". E guarda caso la prima è il nervo scoperto (a livello regionale, ma anche nazionale) della sanità. Come a dire: caro Acquaroli, qui si parrà la tua nobilitate.

Alessandro Caporaletti