Di qua un’area portuale recuperata e a disposizione dei turisti, di là una vera e propria giungla laddove, al contrario, dovrebbe essere valorizzato un sito archeologico di enorme spessore culturale. Tutta colpa dello scarso interesse della Soprintendenza Unica delle Marche a risolvere una querelle con la società privata, con sede nel milanese, proprietaria dell’area del Porto Traianeo. Non è stato edificante ieri mattina inaugurare la piazzetta con vista diretta proprio sul degrado del sito archeologico di cui il Carlino si è occupato più volte e anche di recente. Nonostante le inchieste, le buone intenzioni del sindaco (che sulle nostre colonne aveva annunciato un dialogo aperto con la soprintendente Carlorosi) e una situazione ormai inaccettabile, gli scavi del Porto Traianeo restano coperti da fitta vegetazione e da cumuli di rifiuti: "Purtroppo enti e ministeri non possono intervenire in aree che non fanno parte della loro competenza e del demanio nazionale e se lo facessero sarebbe a rischio di intervento della Corte dei Conti. Speriamo di poter aiutare la soprintendenza, magari gestendo con essa la gestione dell’area, in effetti degradata _ ha detto l’assessore ai lavori pubblici Stefano Tombolini _. A livello giuridico, i primi due metri dell’area archeologica sono di proprietà comunale e lì noi abbiamo lavorato sui fornici di affaccio, occupandoci della manutenzione. Sul resto c’è una pendenza tra la soprintendenza e la società milanese che reclama un corrispettivo per cedere quello spazio assolutamente da valorizzare archeologicamente. Il difetto manutentivo è evidente e legato al concetto del ‘chi fa cosa’, noi non possiamo far altro che osservare". Con le piogge la situazione è peggiorata, con rovi e piante selvatiche e di scarso valore naturale che si stanno impadronendo del sito.
CronacaA due passi il disastro traianeo. E la Sovrintendenza cosa fa?