Ancona, 12 febbraio 2010 - "Fincantieri non è colpevole". Lo ha sostenuto ieri l'azienda nella prima udienza davanti al magistrato Tania De Antoniis per la causa intentata da 41 familiari degli otto operai dello stabilimento di Ancona morti tra il 2005 e il 2008 per l'esposizione a polveri d'amianto.
L’azienda cantieristica, assistita dallo studio legale associato Marasca, Morrico e Bocci di Roma, ha proposto una serie di eccezioni procedurali e di merito per contrastare le pretese dei ricorrenti patrocinati dagli avvocati Rodolfo e Ludovico Berti. Il giudice ha deciso di non riunire le cause che, dunque, proseguiranno parallelamente.
I familiari delle vittime chiedono un risarcimento di 12 milioni di euro. L’azione civile vuole dimostrare che i decessi degli operai - tutti dell’Anconetano, prepensionati grazie alle leggi sull’amianto, indennizzati dall’Inail e poi deceduti per mesotelioma e carcinoma polmonare - furono causati dal contatto con l’amianto respirato durante il lavoro e la responsabilità dell’azienda, che non avrebbe tutelato la salute dei lavoratori.
Tesi contraria sostiene Fincantieri, pronta a dare battaglia con eccezioni, argomentazioni e anche testimonianze. Al termine dell’udienza il giudice ha dato termine fino al 1 marzo ai ricorrenti per rispondere alle eccezioni dell’azienda. Seguiranno, entro 15 giorni, le repliche di Fincantieri. A quel punto la causa entrerà nel vivo con le prove (documenti, perizie e testimoni) da vagliare prima della decisione.
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