RAIMONDO MONTESI
Cosa Fare

"La nostra società senza ritorno"

Alle Muse la prima del nuovo spettacolo di Carrozzeria Orfeo: "Salveremo il mondo prima dell’alba"

"La nostra società senza ritorno"

"La nostra società senza ritorno"

Dopo avere esplorato il mondo degli ultimi, la compagnia Carrozzeria Orfeo indaga il mondo del benessere e dell’apparente successo, attraverso il racconto dei primi, dei ricchi, dei vincenti, imprigionati nello stesso vortice di responsabilità asfissianti e di sensi di colpa. Lo fa con la sua nuova creazione, "Salveremo il mondo prima dell’alba", che va in scena da giovedì (ore 20.45) a domenica al Teatro delle Muse di Ancona, in prima nazionale. Lo spettacolo, che ha provato ad Ancona, è prodotto da Marche Teatro assieme a Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di Genova e Fondazione Teatro di Napoli-Teatro Bellini in collaborazione con il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna "L’arboreto-Teatro Dimora-La Corte Ospitale". La drammaturgia è di Gabriele di Luca, che cura anche la regia assieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. Sul palco saliranno Sebastiano Bronzato, Alice Giroldini, Sergio Romano, Roberto Serpi, Massimiliano Setti e Ivan Zerbinati. "Salveremo il mondo prima dell’alba" è il racconto della vita di alcuni ospiti e di parte dello staff di una rehab di lusso specializzata nella cura delle dipendenze contemporanee. Lo spettacolo vuole farsi metafora di un modello di vita giunto a un punto di non ritorno, dove parole come comunità, umanità e gentilezza sono quasi del tutto scomparse e bandite, se non per essere strumentalizzate. Ciò che rimane è un’umanità confusa e impaurita, sopraffatta dall’ossessione di un continuo doversi vendere, con il terrore che nessuno ti voglia mai comprare. Il tutto esplorato, appunto, in pieno stile Carrozzeria Orfeo, grazie a un occhio sempre lucido, forse disilluso, che vuole cogliere, con ironia ed estremo divertimento, i paradossi, le contraddizioni e le deformazioni grottesche della realtà, attraverso personaggi strabordanti di umanità, ironia e dolore. "Lo spettacolo vuole raccontare – scrive l’autore Gabriele Di Luca – una società sempre più triste, eppure, satura di foto felici in cui non sembra più esistere un luogo dove riconoscersi come soggetti autentici, né tanto meno in progetti sociali che richiedano la nostra dedizione e la nostra lealtà. Perché l’unico comandamento sembra essere quello di produrre. E se non esiste limite alla produzione, anche individualmente, dai desideri soddisfatti nascono di conseguenza sempre nuovi desideri. Sempre più prepotenti, ossessivi e, spesso, indotti dal mondo esterno. Come se volessimo bere il mare, di bicchiere in bicchiere. L’infinito. L’impossibile. Un impossibile ricerca senza tempo. È da qui che viene il nostro dolore. E il grande problema sembra essere che ormai non ci si scandalizza nemmeno più delle disfunzioni e delle atrocità del sistema, perché è un modello di vita diventato così maledettamente normale da essere riuscito a colonizzare il nostro inconscio senza lasciarci nessuna percezione di un’alternativa". Lo spettacolo si fonda sulla riflessione che l’umanità, nei prossimi decenni, non sarà assolutamente in grado di ritrovarsi unita nel combattere le grandi battaglie da tempo inascoltate, come il cambiamento climatico, l’inquinamento, la fame nel mondo e l’ingiustizia, semplicemente perché non è preparata a farlo. Info: biglietteria del Teatro delle Muse (il telefono 071.52525 e l’e-mail biglietteria@teatrodellemuse.org).