FEDERICO MALAVASI
Cronaca

Omicidio del barista ucciso nel bolognese, sospetti sull'ex militare

Il 41enne russo fu arrestato per rapine ad agricoltori nelle campagne del rodigino

Igor Vaclavic, 41 anni, uno dei sospettati per l'omicidio del barista Davide Fabbri (Ansa)

Rovigo, 4 aprile 2017 - Non è l’unica pista aperta, ma la figura di un 41enne russo che in passato aveva militato nella fanteria del suo Paese e che bazzica nel Ferrarese da una decina di anni, è di certo all’attenzione degli inquirenti che indagano sull’uccisione di Davide Fabbri, barista di Riccardina di Budrio (Bologna). Nei suoi confronti pende un mandato d’arresto per rapine commesse in provincia di Ferrara nel 2015, anno in cui uscì dal carcere, ed è quello il provvedimento che gli verrà notificato se verrà rintracciato, non essendoci ancora - da quanto si apprende - elementi sufficienti per fermarlo per l’omicidio del Bolognese. Sempre per le rapine c’è un’udienza preliminare fissata, a luglio. Pare facesse parte, in altri colpi, della banda che rapì e uccise nel settembre 2015 il pensionato Pier Luigi Tartari, ad Aguscello, fatto di sangue a cui il 41enne ex fante non partecipò. Nel 2007 fu arrestato per rapine ad agricoltori, minacciati con arco e frecce, nelle campagne tra Rovigo e Ferrara.

Il suo nome è Igor Vaclavic. Arrestato per le rapine con arco, frecce e ascia del 2010, indagato per i colpi messi a segno dal commando che uccise Pier Luigi Tartari (anche se quella notte lui non risulta presente ad Aguscello) e ora nella lista dei sospettati per l’assalto al bar di Riccardina di Budrio culminato con l’omicidio del barista Davide Fabbri. Per quest’ultimo fatto, va precisato, Igor ‘il russo’ non è indagato. È soltanto inserito in un lungo elenco di nomi di persone il cui profilo potrebbe – condizionale d’obbligo – collimare con quello del killer. Così come potrebbe combaciare (pur non essendo formalmente iscritto al registro degli indagati) con l’uomo in mimetica e passamontagna che giovedì scorso, a Consandolo, ha preso a fucilate l’auto di una guardia giurata della Securpol per rubarle la Smith & Wesson. Ma al momento, Igor è solo uno dei ‘soliti sospetti’.

Diversa invece la sua posizione per le vicende prettamente ferraresi. Sul capo di Vaclavic pende un mandato di arresto per alcune rapine commesse in provincia di Ferrara. Quelle, per capirsi, messe a segno con la banda composta da Pajdek, Patrick Ruszo e Constantin Fiti, condannati per l’omicidio Tartari. Fatti per i quali è fissata un’udienza preliminare a luglio. La prima, il 26 luglio 2015, è quella di Villanova di Denore, ai danni del 45enne Alessandro Colombani. Nei racconti di Ruszo, in quell’occasione spunta per la prima volta il nome di Fiti, anche se il dettaglio della sua presenza rimane ancora incerto. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Vaclavic sarebbe stato anche a Mesola, a casa di Emma Santi, il 30 luglio.

Secondo quanto raccontato da Ruszo, Pajdek avrebbe sfilato collana e anelli alla pensionata, mentre lui e Igor le legavano polsi e caviglie. Il 6 agosto è in via Coronella, stessa formazione. Sempre secondo la testimonianza del complice, tutti e tre insieme avrebbero forzato la porta della cucina. Una volta dentro, Pajdek si sarebbe occupato di Cristina Bertelli, la figlia, mentre a Igor sarebbe toccato il padre, Giulio. Il russo non sarebbe stato invece presente la sera del 9 settembre, a casa Tartari. Anche se, a quanto emerge, sarebbe stato proprio lui a indicare la villetta di via Ricciarelli come luogo in cui fare un ‘colpo grosso’.

Dalle parole degli altri componenti della banda, emergono pochi dubbi sul ruolo di Igor ‘il russo’ come membro di spicco del gruppo d’azione. Forse addirittura il leader. Ma di lui nessuno si azzarda a parlare più di tanto. Lo stesso Pajdek, passato alle cronache come il ‘duro’ della gang, si è sempre chiuso in un ostinato silenzio di fronte a domande che tirassero in ballo Vaclavic. «Su questo – aveva detto in aula anche nel corso della sua deposizione al processo che vedeva imputati Fiti e Ruszo per l’omicidio Tartari – non voglio rispondere».