Calci ad una donna incinta Ha perso il suo bambino

L’ex compagno finisce in carcere, dovrà scontare una pena di 4 anni.

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Stefan Mihai Negura, rumeno di 42 anni nato a Brasov, è stato condannato ieri dal giudice Laura Contini a 4 anni e 3 mesi di reclusione per violenza privata, lesioni personali e per aver cagionato l’interruzione di gravidanza ad una donna connazionale che all’epoca delle lesioni subite aveva 24 anni. I fatti, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si sono svolti il 21 maggio del 2015 a Porto Viro quando l’uomo avrebbe riempito di schiaffi, pugni sulla schiena, calci, pugni sulla pancia e sulla testa la giovane donna che era incinta. Ma non è l’unico motivo per il quale è stato indagato e poi processato. Il pubblico ministero che aveva coordinato le indagini, Monica Bombana (ora in forza alla procura di Modena) era arrivata a ritenere che l’imputato avesse colpito con un coltello da bistecca un italiano che all’epoca aveva 53 anni ferendolo alla gamba, cioè delle lesioni che hanno avuto una prognosi di 15 giorni, stando al referto medico agli atti del processo. Inoltre l’imputato avrebbe colpito lo stesso signore con schiaffi, pugni sulla schiena, sulla pancia e alla testa. Lo stesso trattamento riservato alla giovane donna che appena era riuscita a fuggire nella sua camera. Il tutto si sarebbe svolto nello stesso luogo. "Ho sostenuto la sua innocenza chiedendo l’assoluzione in quanto non vi erano gli elementi sufficienti a livello di istruttoria per arrivare ad una condanna — ha dichiarato l’avvocato difensore Angela Zambelli (nella foto)—, attendiamo le motivazioni che saranno tra 60 giorni e poi valuterò se fare appello e spero che Negura si metta in contatto con me, in tutto questo tempo non l’ha mai fatto. È stata una difesa difficile anche perché non c’è mai stata la possibilità di sentirlo e di valutare la sua posizione". A sostenere l’accusa ieri, per conto del pubblico ministero titolare del fascicolo, c’era il vice procuratore onorario Marika Imbimbo. La lettura del dispositivo del giudice Contini alle 12,30 ma non si tratta di una sentenza definitiva. Il condannato potrà impugnarla in Corte d’Appello a Venezia anche se, come riporta il suo avvocato, non si sarebbe mai fatto vivo né durante le indagini né durante il dibattimento. Angela Zambelli, sindaco di Crespino, potrebbe comunque decidere di impugnare per ottenere il secondo grado di giudizio. Una scelta non obbligatoria qualora non dovesse ottenere un mandato dal cliente ma che potrebbe comunque prendere per tentare di difendere le tesi sostenute in primo grado.

Tommaso Moretto