Rovigo, 7 ottobre 2011 - «SI, È VERO, abbiamo litigato. Lui mi ha detto che ero una puttana, e io gli ho sputato: discutendo sono caduta in terra. Lui mi ha preso e mi ha messo nel portabagagli della macchina. Ed è partito. A un certo punto sono riuscita ad arrivare ai sedili posteriori: l’ho graffiato, lo picchiavo e urlavo. E’ stato allora che si è aperto lo sportello e sono caduta in mezzo all’autostrada». Quella notte del 14 novembre del 2010 poteva scapparci il morto. Quando una giovane moldava è finita nella corsia di sorpasso del A13, direzione Ferrara, dopo in Ponte sull’Adige. Ma erano le tre di notte e non c’era traffico.

E la ragazza a parte qualche graffio, non si è fatta male. E questa è l’unica certezza. Confermata da un automobilista di Stienta che l’ha soccorsa, dopo averla vista, sull’asfalto, in autostrada. Il resto: come sia finita in quel bagagliaio e perché, in quali circostanze sia caduta, lo dovranno decidere i giudici di Rovigo che, ieri, in prima udienza, hanno ascoltato la versione della giovane moldava e quella del suo fidanzato, un polesano, di Bosaro, di 37 anni, che è accusato di sequestro di persona. E che, di fronte al collegio dei giudici presieduto da Dodero, ha raccontato un’altra versione dei fatti. «Lei è la mia fidanzata e convivente. Quando i fatti sono accaduti eravamo assieme da un anno.

Di solito il sabato si usciva. Ma qualche giorno prima lei mi ha detto di non volermi vedere. Poi, invece, ci siamo incontrati: me la sono trovata dietro la macchina. Lei mi ha insultato: ‘Pederasta che fai mi investi?’, mi ha detto. Io non ho reagito ma poi mi si è scagliata contro. E’ stato allora, mentre litigavamo, che lei si è divincolata ed è caduta nel bagagliaio che si era aperto. Io a quel punto ho deciso di portarla in ospedale, ho chiuso il bagagliaio e sono partito». Secondo il 37enne, difeso dall’avvocato Agnesini, la ragazza, nel periodo di fidanzamento, aveva evidenziato dei problemi «comportamentali e neurologici», da qui la sua reazione.

IL SUO PRIMO pensiero sarebbe stato, per evitare una crisi in cui «perdesse conoscenza come già era accaduto» di portarla dai medici. A conferma della versione il giovane ha detto che, mentre era in auto, avrebbe telefonato al 118 e al 113 chiedendo soccorso. Una volta che il 118 gli ha risposto di non poter intervenire si sarebbe messo in A13 «per trovare prima possibile una pattuglia della polizia». Quanto al fatto d’averla cacciata nel portabagagli, lui ha sottolineato che «lei non gli ha mai chiesto di uscire da lì», che la caduta in strada è stata accidentale e il suo soccorso immediato. I giudici hanno chiesto l’acquisizione delle registrazioni delle telefonate per verificare la versione del fidanzato. La prossima udienza sarà il 15 dicembre.