Rovigo, 28 febbraio 2011 - Sulla scomparsa del tenente Ranzani, interviene anche il sindaco di Occhiobello, Daniele Chiarioni, che non sa darsi pace per la morte del militare in Afghanistan, originario di questa terra cosi’ come in questa cittadina era cresciuta la prima vittima rodigina caduta in Afghanistan il 28 luglio dello scorso anno, il maresciallo Mauro Gigli.

"Contrariamente a Gigli conoscevo bene Massimo - spiega Chiarioni - anche se lo avevo perso un po’ di vista da quando aveva intrapreso la carriera militare. Era un bravo ragazzo, figlio unico di due giovani pensionati Mario, di 62 anni, e Ione, di 58. Un giovane disponibile che si era messo in luce impegnandosi nel gruppo scout".

Ranzani era tornato in Polesine durante le vacanze di Natale. Il sindaco rileva che la notizia della disgrazia è stata portata ai genitori che vivono nella frazione di Santa Maria Maddalena dal comandante dei carabinieri di Castelmassa e dal comandante della stazione locale.

Domani mattina, fa sapere il sindaco di Occhiobello, ci sarà l’incontro col Prefetto di Rovigo. “Domani dovrebbe rientrare la salma - conclude - ci saranno i funerali solenni a Roma e con la famiglia decideremo per le esequie qui, in ogni caso sarà proclamato il lutto cittadino”. Il primo cittadino sta pensando anche alla possibilità di intitolargli una piazza del Comune.

 

PARENTI E AMICI RICORDANO MASSIMO

Grande il dolore di amici e parenti del militare. "Massimo era una persona buona - dice la cugina, Erica Rizzi, col dolore nel cuore -, altruista, coraggiosa, sempre pronto per gli altri. Gli piaceva il suo lavoro, amava farlo, purtroppo è capitato a lui. Doveva tornare il 16 aprile ed era in Afghanistan da dicembre. Voleva sistemarsi, voleva mettere su famiglia, purtroppo non ce l’ha fatta, mi dispiace sia successo e ora chiedo un po’ di rispetto per il dolore dei miei zii".

Lo ricorda anche una sua amica di Santa Maria Maddalena: "Mi diceva che non voleva sposarsi perche’ facendo questo lavoro avrebbe complicato la vita alla sua famiglia. Era un ragazzo d’oro, che si prendeva cura degli altri, ma gia’ da piccolo diceva di voler fare il soldato, ci manchera’ tantissimo".

"L’ho visto bambino; l’ho visto crescere": con queste parole rotte dal pianto lo ricorda una sua vicina di casa. La notizia della morte del militare ha gettato nel dolore le persone che lo conoscevano e che avevano una frequentazione quotidiana di vicinato con i genitori dell’alpino. Tra le lacrime, parole di disperazione e critiche anche verso il governo. La villetta bifamiliare è meta incessante dell’arrivo di militari dell’esercito impegnati anche nell’opera di conforto ai genitori del commilitone ucciso nell’esplosione di un ordigno.

Chiusi nel dolore, ma orgogliosi del loro figlio: accanto a Mario e Iole Ranzani ci sono anche alcuni familiari e rappresentanti dell’esercito, tra cui il comandante del Quinto Reggimento Artiglieria Contraerea di Rovigo e Padova. Mamma Iole ha saputo della morte di un militare in Afghanistan mentre stava guardando un telegiornale. Quando ha sentito suonare alla porta e ha visto i militari ha intuito che qualcosa poteva essere accaduto al figlio in missione.  Nella casa dei genitori c’è anche il cappellano militare del comando logistico Nord di Padova, don Luigi Goldin, oltre al parroco di Occhiobello. Quello che ha colpito tutti, riferiscono fonti militari, e’ la forza con cui i genitori hanno reagito "sono orgogliosi del loro figlio".