Rovigo, 20 dicembre 2010 - L’azione disciplinare decisa dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano, verso i magistrati di Rovigo che indagano sulla riconversione della centrale di Porto Tolle trova l’approvazione del comitato dei lavoratori dell’impianto dell’Enel. «Da 5 anni — afferma il portavoce, Maurizio Ferro — eravamo in attesa delle autorizzazioni per la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.
I vari rallentamenti alle autorizzazioni avevano destato perplessità sull’operato della magistratura di Rovigo nell’interferenze con il lavoro svolto dalle competenti commissioni Via ministeriali e regionali». Un problema questo, ricordano i lavoratori, già sollevato l’estate scorsa durante un dibattito pubblico dall’ex presidente della Camera, Luciano Violante. «I lavoratori Enel di Porto Tolle, che avevano denunciato la situazione sin dall’inizio — aggiunge Ferro — chiedono provvedimenti esemplari per questo grave e ingiustificato atto che è da ascrivere alla Procura di Rovigo. L’azione disciplinare dimostra che tutti i nostri timori erano fondati», conclude Ferro, secondo il quale nel caso venissero accertate responsabilità dei magistrati nei ritardi all’ok alla riconversione i lavoratori «sono pronti a chiedere i danni».
Secondo Ferro gli ispettori del ministro Alfano «hanno verificato che alcuni magistrati, con interferenze estranee alla legge, hanno bloccato la riconversione a carbone della Centrale Enel di Porto Tolle. L’azione disciplinare nei confronti dei magistrati rodigini è la prova che questa non è un’ordinaria storia italiana di ritardi e burocratismi». Il comitato dei lavoratori della centrale Enel sottolinea che «le reiterate coincidenze» durano dal 31 maggio 2005, data di apertura dell’iter autorizzativo.
E hanno bloccato un investimento che vale 4mila posti di lavoro. In questi 5 anni, abbiamo continuato a richiamare l’attenzione su tutti i dubbi che gli interventi della Procura di Rovigo hanno sollevato, e adesso è chiaro perché, dato che le azioni di alcuni magistrati arrivavano puntualmente a ridosso di decisioni importanti sul progetto Enel».
La procura è da anni in prima linea nelle repressione dei reati ambientali, con un occhio di riguardo proprio per la centrale Enel che si affaccia sul Delta del Po. Nell’inchiesta condotta dalla pm Fasolato, che sta indagando sulle malattie respiratorie dei bambini che vivono in un raggio di 25 chilometri dall’impianto, sono indagati a vario titolo l’ad di Enel Fulvio Conti, e gli ex amministratori Paolo Scaroni e Francesco Tato.
Gli ispettori del Ministero erano arrivati in Procura a Rovigo a gennaio, dopo che l’onorevole Luciano Violante (Pd), alla kermesse ‘Cortina incontra’ aveva chiesto l’invio di ispettori ministeriali alla Procura di Rovigo, ribadendo di fatto quanto già scritto nel libro ‘Magistrati’. L’ex presidente della Camera accusava infatti la Procura rodigina di avere «intimidito» i membri della Commissione Via, aprendo un’inchiesta nel corso dell’iter.
Gli ispettori erano rimasti in Procura dalle nove del mattino alle otto di sera acquisendo documenti e sentendo il sostituto procuratore Manuela Fasolato, titolare dell’inchiesta. Evidentemente, dopo quell’ispezione, il ministro ha deciso di esercitare la sua prerogativa di richiedere al procuratore generale presso la Cassazione di procedere con le indagini.
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