Mario Lodo tra i tavoli del suo locale a Papozze
Papozze (Rovigo), 30 marzo 2016 - Non ha nemmeno fatto in tempo ad inserire le chiavi nel suo furgone Ducato Iveco che è stato aggredito da due malviventi, buttato a terra, bloccato con un piede sul torace e derubato del guadagno dei tre giorni di Pasqua. «Mio figlio ha pensato che lo uccidessero», ha raccontato Liliana Cavallari, 89 anni, madre di Mario Lodo titolare del ristorante teatro Caruso di Papozze assalito ieri mattina, intorno alle 11 in via Matteotti, a Papozze. «Mario viene spesso a casa mia perché vivo da sola – ha spiegato la madre –, è stato lì con me, poi verso le 11 è uscita di casa, si è diretto al cancello ed è salito sul suo furgone.
Stava andando a pagare i dipendenti e i collaboratori poi doveva andare in banca a versare l’incasso di sabato, domenica e lunedì. Non ha nemmeno fatto in tempo ad inserire le chiavi che è stato aggredito da due rapinatori e mi ha detto che ha pensato che lo avrebbero ucciso». I due malviventi avevano il volto coperto da un passamontagna nero e senza pietà lo hanno buttato a terra e bloccato con un piede sul torace. Gli hanno strappato la tasca dei pantaloni e hanno rubato tutto il denaro che aveva. «Gli hanno fatto anche male – ha affermato la madre preoccupata – perché cadendo ha sbattuto la testa e ha un gomito rotto. Adesso è al pronto soccorso a fare tutti i controlli e la radiologia». Il fatto tremendo è accaduto in pochi secondi, poi i ladri sono fuggiti a bordo di una Renault Clio nera.
Lodo li ha inseguiti fino a Bottrighe con il furgone, ma i rapinatori sono riusciti a fuggire. La macchina è stata vista fuggire velocemente da alcune persone dirette a Papozze. Mario Lodo, 57 anni, è sposato con Anna Licia Lezzoli, 59, ex impiegata comunale oggi in pensione. La coppia ha due figli Alessandro, 20 anni, e Gionni, 26 anni, entrambi studenti universitari. E’ titolale del ristorante pizzeria Caruso da 13 anni. Il suo locale è stato visitato dai ladri ben due volte. «Siamo molto spaventati – ha ribadito la madre –, mio figlio ha davvero temuto per la sua vita».