Rimini, 7 settembre 2013 - «NO, IL COCORICÒ non è rassicurante» avverte il biglietto da visita online della discoteca di Riccione, che Dj magazine ha appena collocato al primo posto fra i locali italiani e al ventisettesimo nel mondo. Che la Questura di Rimini lo abbia appena chiuso per tre settimane, dopo l’ennesima retata di spacciatori e la denuncia di uno stupro di gruppo, suona come una paradossale coerenza.
 

Chissà se l’after-hours, cioè il ‘fuori orario’ del ‘Cocco’ suonerà più rassicurante per i genitori delle squadre giovanili della Rimini calcio, che da ieri sono passate in gestione a questo tempio dello sballo. Cocoricò e Aquafan hanno così dato un futuro sportivo a centinaia di ragazzini biancorossi che rischiavano di appendere le scarpette al chiodo prima ancora di averle calzate. La crisi morde i garretti del calcio giovanile e l’annuncio di Fabrizio De Meis, romano, patron del Cocoricò, qui è stato accolto con una ‘ola’. Magliette, campi, allenatori, trasferte, la scuola calcio per i bimbi da 5 a 6 anni: tutto a carico dei nuovi mecenati.

«Parliamo di calcio, oggi» ha tagliato corto Fabrizio De Meis dribblando i giornalisti-stopper in area. Ma è difficile che sulla fascia la memoria non corra a quel ragazzo di diciott’anni di Cattolica mandato in coma da un cocktail di droghe sulla pista del Cocoricò e salvato solo da un trapianto di fegato. Tanti, troppi episodi per non suscitare più di una perplessità. Ma i giudizi si possono anche sospendere. Nella speranza che i mocciosi ‘drogati’ solo di pallone diano una bella lezione (leggi esempio) a quegli sballati sotto la piramide.
 

Pier Luigi Martelli