Rimini, 9 maggio 2013 - APRE oggi l’ottava edizione di Rimini wellness, fiera internazionale del benessere, che si terrà fino a domenica nel quartiere fieristico di Rimini. Technogym, azienda leader nella fornitura di prodotti, servizi e soluzioni per il fitness e il wellness sarà presente all’evento con uno stand dove allenarsi, condividere il movimento e devolverlo a un progetto per la promozione del wellness e dei sani stili di vita nelle scuole. Tutti i move (è l’unità di misura del movimento definita da Technogym) effettuati dai visitatori saranno sommati in un display nello stand e trasformati in un progetto benefico che prevede l’installazione di una palestra e l’attivazione di un progetto di educazione al movimento in una scuola. L’obiettivo di Nerio Alessandri, fondatore di Technogym, è trasformare la Romagna nella Wellness valley. Porta d’ingresso il Technogym Village, a Cesena, inaugurato nel 2012: la nuova sede dell’azienda che rappresenta il primo wellness campus al mondo, con centri di ricerca, stabilimenti e un centro dedicato alla cultura del wellness.
«STAR bene conviene a tutti. Alle persone, alle aziende, allo Stato...» ripete senza stancarsi. Aggiunge deciso, diretto: «E il wellness può essere un motore straordinario per la crescita economica, non soltanto della Romagna, ma di tutto il Paese». Poi bacchetta, allargando lo sguardo: «In Italia per invertire la rotta servono una leadership e un progetto. Che ancora non ci sono. E basta parole: bisogna tornare a fare».
Nerio Alessandri, classe 1961, è uno degli imprenditori simbolo dell’Italia che va. Fondatore e presidente della Technogym — colosso con 2.200 dipendenti, quartier generale nel Cesenate — sarà uno dei protagonisti di Rimini wellness. E non potrebbe essere altrimenti per chi da decenni lo promuove il wellness, lo stile di vita basato su regolare attività fisica, alimentazione equilibrata e approccio mentale positivo. Impegnandosi perché appunto la Romagna diventi la Wellness valley, il punto di riferimento mondiale per la salute.
Alessandri, insomma star bene conviene?
«Sì. Conviene allo Stato, ad esempio, per ridurre la spesa sanitaria. E conviene alle imprese per avere maggiore produttività. Senza dimenticare che è l’unico modo per ottenere la vera ecosostenibilità».
Numeri?
«Alcuni studi calcolano che una riduzione del 10% delle malattie cardiovascolari può produrre un aumento del Pil di un punto: meno ricoveri e medicine, oltre a lavoratori più attivi. Senza dimenticare che oggi il 97% della spesa sanitaria è dedicato a cure e medicine e soltanto il 3% alla prevenzione».
Una prevenzione che può arrivare attraverso l’esercizio fisico. La strada da fare è ancora molta, non crede?
«Ho lanciato dieci anni fa l’idea di trasformare la Romagna nella Wellness Valley. Le nostre idee e le nostre iniziative sono state presentate ai vari governi che abbiamo avuto e in giro per il mondo. In Romagna abbiamo creato un laboratorio dove realizzare questo progetto, con l’obiettivo di mettere in pratica i concetti del wellness nel turismo, nelle imprese, nelle scuole e così via».
Con l’idea di esportare questo modello ovunque.
«E’ così. Ripeto, la wellness economy può aiutare sì la crescita della Romagna, ma contemporaneamente quella di tutta l’Italia».
Ma secondo lei le imprese italiane hanno a cuore il benessere dei propri dipendenti?
«In Italia tutto il sistema del welfare andrebbe ridefinito. Non c’è sostenibilità. Nelle aziende, della salute dei dipendenti se ne occupa lo Stato. Altrove, in molti Paesi all’estero, è diverso: si ricorre alle assicurazioni. Ecco, a chi investe in benessere per i lavoratori viene ridotto il premio da pagare, guadagnandoci. Ricordo che meno assenze significa più produttività».
Siamo indietro anche sotto questo versante.
«E’ così. Ad esempio non capisco perché l’Iva per le palestre sia al 21%. Siamo l’unico Paese al mondo. Lo sport va equiparato a un’attività paramedica. E servirebbe anche un inquadramento professionale per chi si occupa di benessere».
Lei è un imprenditore che ha creato migliaia di posti di lavoro. Il Paese naviga in cattive acque. Tra l’altro siamo tornati ad emigrare, come in passato: la Germania è una delle mete preferite. Che effetto le fa vedere l’Italia in questa situazione con tanti giovani senza lavoro?
«Manca la fiducia. E questo deriva da una mancanza di leadership al vertice. Bisogna tornare a fare anziché parlare. E occorre un progetto Italia, un obiettivo. Finché non si crea fiducia nei consumatori non possono ripartire i consumi e se non crescono i consumi non si creano posti di lavoro. Quello del wellness è un progetto. Ci credono milioni di persone, io ne sono molto orgoglioso e da dieci anni mi impegno per realizzarlo».
Si potrebbe partire da qui.
«Noi abbiamo tutte le carte in regola per diventare i primi produttori di benessere al mondo. Facendo leva su arte, cultura, movimento, sport, tecnologie per la salute, alimentazione. Bisogna fare sistema per valorizzarle. E’ come se sotto i piedi avessimo enormi giacimenti di petrolio: servono pozzi e raffinerie».
Matteo Naccari
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