Rimini, 3 settembre 2017 - La Squadra mobile di Rimini e lo Sco hanno fermato anche il quarto presunto autore del doppio stupro di Rimini (le FOTO dell'arresto), si chiama Guerlin Butungu. Lo annuncia la stessa Polizia sul suo account Twitter. Ha 20 anni (è quindi maggiorenne a differenza degli altri componenti del branco in cella da ieri) ed è congolese. Secondo gli investigatori che gli stavano dando la caccia da giorni, è il capo del branco che ha violentato la giovane polacca e la transessuale peruviana nella notte tra il 25 e il 26 agosto a Miramare di Rimini.
Butungu era arrivato in Italia nel 2015 da richiedente asilo per motivi umanitari e aveva un permesso di soggiorno fino al 2018.
Butungu ha cercato di fuggire da Pesaro prendendo un treno stanotte. Ma gli uomini della squadra mobile che stavano monitorando i suoi spostamenti con l'ausilio delle tecnologie, lo hanno fermato mentre il treno transitava alla stazione di Rimini. Era armato di coltello e, secondo gli investigatori, non avrebbe esitato a usarlo. Una volta bloccato il convoglio gli uomini dello Sco e della squadra mobile sono saliti e hanno trovato il ragazzo in una delle carrozze. «L'arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze».
Così il Questore Maurizio Improta ha raccontato il momento della cattura. «Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. L'uomo fermato questa mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato».
Butungu, alle 2 di notte, era sfuggito alla cattura a Pesaro facendo perdere le tracce al parco Miralfiore. Nella corsa aveva perso i documenti. Poco dopo le 5, è salito sul treno ed è stato intercettato e arrestato. Era solo a bordo del vagone, consé aveva quattro bagagli a conferma che voleva allontarsi dall'Italia. Aveva con sé tre orologi, uno dei quali appartenente al polacco aggredito.
E' stato un video delle telecamere di sorveglianza da cui la Polizia è risalita all'identificazione dei quattro giovani immigrati (guarda qui il video). Mostrano i ragazzi camminare tranquillamente per le strade della cittadina deserta, alle 3 di notte del 26 agosto. L'apparenza è quella di quattro ragazzi come tanti, vestiti con bermuda, felpe, cappelletto con visiera, scarpe da ginnastica e zainetto sulle spalle. Di media statura, magri, dal fisico non particolarmente prestante, la loro forza è stata quella di agire in branco.
Si chiama Guerlin Butungu è anche lui residente nel Pesarese, precisamente a Vallefoglia (guarda qui le sue foto). Si nascondeva alla stazione di Rimini. È stato preso dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro.
FOCUS / Nessuno l'ha aiutato, così è stato preso
Qui il video della sua cattura in stazione postato dalla Polizia su Twitter:
Stupri di #Rimini Il video della cattura in stazione del presunto capo del branco #squadramobile #sco @PolskaPolicja pic.twitter.com/KuBbaaOHch
— Polizia di Stato (@poliziadistato) 3 settembre 2017
Gli altri componenti la banda sono già stati presi. Due sono fratelli, di 15 e 17 anni, marocchini, di Vallefoglua, il terzo, 17 anni, è nigeriano di Pesaro e il quarto è appena stato preso. Il congolese maggiorenne è arrivato in Italia nel novembre del 2015 ed ha lo status di rifugiato. Vive anche lui a Vallefoglia.
Già ieri i tre arrestati avevano raccontato alla polizia che stava cercando di raggiungere la Francia. Era stato lui a raccontare ai ragazzini che oltre confine aveva una tana. Ma proprio ieri la questura aveva diffuso la sua foto, le sue generalità e soprattutto le sue impronte sono nel circuito Schengen: ci sono entrate nel momento in cui ha chiesto asilo in Italia ed è andato a vivere nel Pesarese.
Stupri #Rimini L'arrivo in questura del quarto presunto componente del branco. Stava per darsi alla fuga in treno. pic.twitter.com/3wFjaQle3f
— Polizia di Stato (@poliziadistato) 3 settembre 2017
A confermare che Butungu (unico incensurato del gruppo) è il capo, è stata la stessa trans peruviana divenuta ormai la teste chiave dell'accusa, visto che i due fidanzati polacchi sono ripartiti verso casa. La trans ha raccontato nei dettagli l’inferno che ha vissuto la notte del 25 agosto scorso, quando dopo avere lasciato le prime due vittime al bagno 130 di Miramare, si sono diretti decisi verso la statale come lo squadrone della morte.
Dopo averla trascinata in un cespuglio, il primo a saltarle addosso era stato uno dei ragazzini. Subito brutalmente scansato da quello in canottiera, ossia Butungu. "Faccio io", aveva ordinato. All’altro non era piaciuto, e tra i due c’era stata una discussione, fino a quando un altro del gruppo era intervenuto e aveva fatto capire al più giovane che non era il caso di discutere: doveva farsi da parte e riconoscere l’autorità del più grande.
Dopo averla violentata tutti una prima volta, i quattro si erano arrotolati le sigarette come delinquenti consumati, e si erano messi a fumare in tutta calma. Una freddezza che solo un’alterazione provocata da alcol e droga poteva dare loro. Accucciata a terra come uno straccio, la transessuale non osava quasi guardarli. Sapeva che per lei il calvario sarebbe stato ancora lungo. Quando avevano finito di fumare, infatti, i quattro avevano ricominciato a stuprarla. Lei aveva comunque registrato ogni cosa, aspetto, abbigliamento, persino l’accento che avevano. Tra loro, ha raccontato, parlavano in italiano, segno che appartenevano a etnie diverse. E quando se n’erano andati, avevano imboccato la direzione di Riccione. Forse stavano andando in stazione per prendere un treno.
"La polizia polacca ringrazia i colleghi della Squadra mobile della questura di Rimini per l'azione investigativa che ha portato a cattura presunti autori stupri" . E' quanto scrive su Twitter la polizia di Stato italiana pubblicando un tweet delle forze di polizia polacche, che erano arrivate in Italia proprio per seguire le indagini dopo la brutale aggressione ai loro due connazionali in spiaggia a Miramare.
Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, si è congratulato con il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, per le indagini svolte dal personale della polizia dello Sco e della squadra mobile di Rimini e Pesaro. "Grazie a una complessa e articolata attività investigativa - ha commentato il ministro Minniti - sono stati individuati e assicurati alla giustizia in tempi brevi, i presunti autori di delitti così efferati". Gli arresti "sono il frutto dello straordinario impegno che Forze dell'ordine e Magistratura stanno mettendo in campo quotidianamente e a loro va il mio ringraziamento e apprezzamento".
“Grazie davvero agli inquirenti e alle forze dell’ordine, alla Procura e al Questore di Rimini, per il brillante lavoro investigativo che in pochi giorni ha permesso di assicurare alla giustizia i quattro presunti responsabili delle brutali aggressioni avvenute la settimana scorsa a Rimini”, sono i complimenti del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. “Ora che i presunti colpevoli sono stati individuati e fermati, mi auguro che la Giustizia faccia rapidamente il suo corso e, come annunciato subito dopo i gravissimi episodi, confermo che la Regione Emilia-Romagna si costituirà parte civile nell'ambito del processo".
E proprio da Pesaro è intervenuto anche l'ex premier Matteo Renzi, ospite alla festa dell'Unità: "Ringrazio le forze dell'ordine. Ora però ci aspettiamo che venga fatta giustizia sul serio, senza sconti".
Anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha telefonato al procuratore di Rimini, Paolo Giovagnoli, per complimentarsi del lavoro svolto, per la tempestività delle indagini e per ringraziare la magistratura e le forze dell'ordine per l'arresto.
Il mondo della politica si è diviso tra chi ha chiesto giustizia rapida e chi, invece, si aspetta misure più drastiche, come la castrazione chimica.