Mondaino (Rimini), 14 dicembre 2018 - Calci nei testicoli per fargli passare la voglia di andarsene. A darli all’anziano signore, era l’operatrice bulgara, con la Bulli che guardava imperterrita. Le cadute in quella struttura degli orrori, raccontano i Nas, erano fin troppo frequenti, e spesso i pazienti venivano recuperati dopo ore. Restavano lì, stesi sul pavimento, sporchi e mezzi nudi. Ad accorgersi che qualcosa non andava era stata la parente di un ospite, un medico, che aveva trovato il fratello, paziente psichiatrico, con un occhio nero. Ne aveva chiesto subito conto alla Bulli, e questa era caduta dalle nuvole, parlando di un incidente. L’altra non l’aveva bevuta, e aveva presentato un esposto.
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Gli anziani erano abbandonati a se stessi, venivano trovati in giro per il paese come zombie, quando avrebbero dovuto essere accuditi e sorvegliati. Come l’etilista che usciva per andare a bere, e spesso ero lo stesso barista ad avvisare la casa di riposo di andarselo a riprendere. Le intercettazioni sono impietose: «Se suoni il campanello ti spezzo le gambe», «Se suoni spacco il campanello e te lo ficco in gola». Benzodiazepine a volontà, ma i farmaci che servivano loro per sopravvivere, quelli li vedevano con il lanternino.
Se n’era accorto il medico che periodicamente andava a visitarli. Si era battuto per quei poveracci, aveva chiesto spiegazioni, ma alla fine aveva giudicato la situazione «insostenibile», e il 17 maggio scorso era andato dritto prima dai carabinieri poi in Procura, per non lasciare niente al caso. Aveva dato le dimissioni perchè aveva giudicato la situazione troppo pericolosa, ma prima ancora di riuscire a passare le consegne al successore, la Bulli aveva fatto cambiare la serratura del suo ufficio. Così era andato a mettere tutto nero su bianco, cominciando dagli operatori sanitari. «Dopo un primo periodo di lavoro – aveva raccontato – tendono ad allontanarsi. Non riescono a fare turni di riposo, il lavoro è massacrante e non vengono pagati. L’imprenditrice propone loro di lavorare con un contratto a tempo indeterminato, allettando così molte persone. Nel momento in cui devono essere pagati, nel migliore dei casi ricevano un acconto minimo, perchè dopo avere disposto il bonifico bancario, la Bulli lo annulla».
Ma il peggio stava nella situazione sanitaria. «Ogni giorno – aveva precisato il medico – tra le 13 e le 14 non è presente alcun infermiere in turno, e negli schemi personalizzati delle terapia medica di alcuni pazienti, ho rilevato la mancata somministrazione delle terapie psichiatriche e salvavita». E si era anche accorto che se il farmaco non era stato dato al paziente, figurava invece come somministrato. Aveva affrontato infermieri e operatori, ottenendo solo silenzio. Si capiva che ricevevano ordini. Quando controllava gli allettati, scopriva piaghe da decubito anche sui talloni che la settimana prima non c’erano: segno che nessuno li aveva spostati. «Si verificano continue fughe – aveva continuato – mi è capitato di individuare un paziente che stava scavalcando la ringhiera di recinzione e di incontrarne un altro che vagava per Mondaino, senza che nessuno si fosse accorto della sua assenza». L’unico apparecchio per valutare lo stato di ossigenazione del sangue non funzionava, alcuni li aveva trovati disidratati, altri in stato ‘soporoso’ «non giustificabile con la terapia che avevo prescritto». Ed è per fermare tutto questo che ha deciso di andare a denunciare Maria Luisa Bulli.