Rimini, 6 aprile 2017 - «Non sono riuscita a salvare mia figlia». Poche parole mormorate al telefono dalla Russia al suo avvocato, Mario Scarpa. Una donna devastata dal dolore, la madre di Katerina Laktionova, che ha già deciso di prendere il primo volo per tornare in Italia. «Sono pronta a spiegare tutto alle autorità». A raccontare perchè ha ceduto alla follia della disperazione e ha chiuso la figlia morta in una valigia che ha gettato in mare.
Nei confronti della donna non è privista per ora nessuna misura cautelare, ma tutti i varchi erano stati allertati da giorni ed è certo che appena sbarcherà verrà fermata per essere condotta direttamente davanti al magistrato, Davide Ercolani, al quale svelerà gli ultimi retroscena di questa terribile storia. La storia di quella bellissima figlia che l’aveva raggiunta in Italia, una giovane già minata nello spirito e nel corpo, vittima dell’anoressia. Lei le ha provate tutte. Più volte Katerina era stata ricoverata in ospedale, ma ogni volta era solo per sopravvivenza.
Il male di vivere ce l’aveva dentro, e per qualsiasi altra struttura sanitaria specializzata ci volevano soldi che sua madre certo non aveva. Lavorava saltuariamente come badante per una famiglia riminese, e non poteva permettersi di pagare una clinica. Ammesso e non concesso che Katerina avesse accettato di andarci. La ragazza viveva la sua vita rinchiusa in una stanza dell’appartamento, decisa a lasciarsi morire di fame, come poi è accaduto. A niente sono valsi i tentativi della madre di aiutarla, e quando a febbraio era andata in questura per ottenere un permesso di soggiorno per potersi curare, la giovane russa era già solo l’ombra di se stessa.
Da quel poco che la donna ha raccontato tra le lacrime, la figlia si è consumata come una candela, fino a quando ha smesso di respirare. E quel dolore l’ha come fatta impazzire. «Ho perso la testa», aveva confessato all’amico riminese. Era talmente choccata e disperata che ha vegliato la ragazza per quasi una settimana. Poi, sempre in preda a una sorta di delirio e forse suggestionata e mal consigliata da qualcuno, si è fatta prendere dal panico. Ha infilato quel piccolo corpo in una valigia e l’ha buttato in acqua. Poi è tornata in Russia come un automa, un viaggio già programmato, dopo la morte di sua madre.
Una ricostruzione che gli investigatori della Squadra mobile dovranno verificare attentamente. Quando, pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere, i poliziotti sono entrati nella casa in centro storico dove mamma e figlia vivevano, si erano trovati di fronte alla ‘stanza della morte’, dove Katerina viveva da reclusa. Una ‘cella’ che lei stessa si era costruita.
Alessandra Nanni