Rimini, 1 giugno 2012 - «GRAZIE, ragazzi, grazie. E adesso accendete le vostre moto, per ricordare Amos», chiede in lacrime la mamma. Due dei suoi compagni di classe salgono in sella alle loro moto, e cominciano a ‘sgassare’ davanti alla chiesa. Sembra il funerale di Marco Simoncelli, e invece siamo alla chiese delle Celle, alla celebrazione delle esequie di Amos Zaghini. Un ragazzo normale, normalissimo, morto mentre viaggiava sulla sua adorata moto come il ‘Sic’. Un ragazzo a cui volevano bene in tanti. E oggi centinaia di persone hanno voluto dare l’addio al 16enne, morto mercoledì investito da un'auto, mentre andava a scuola. In prima fila, a lato dell’altare, ecco tutti i compagni di classe della IIID dell’alberghiero ‘Malatesta’ (la scuola frequentata da Amos, che sognava di fare il cuoco), e poi i vecchi amici delle medie. E poi, dentro e fuori la chiesa, troppo piccola per contenere il dolore di questa tragedia, altri ragazzi dell’alberghiero, insegnanti, amici di Amos e della famiglia Zaghini.

 

SI DIMOSTRANO forti nel dolore, i genitori e la sorella Jessica. Lei e la madre sono sconvolte, eppure trovano la forza di abbracciare gli amici di Amos che si fanno avanti per le condoglianze. Jessica è provata. Quando la messa sta per iniziare, urla: «Perché? Perché?». Le sue grida rompono il silenzio nella chiesa, gremita dentro e fuori, sul piazzale. Ci sono almeno 500 persone, forse di più. Lì, sul sagrato della chiesa, due moto degli amici sostengono lo striscione che i compagni di scuola hanno voluto dedicare al loro amico che non c’è più: «Ricordare/Non dimenticare/Ricordare un amico sincero/Ricordare semplicemente Amos... Ciao».

di Manuel Spadazzi