San Marino, 10 marzo 2011 - La Dna, Direzione nazionale antimafia, boccia San Marino sul fronte della lotta al riciclaggio. Nella relazione annuale 2011, di cui sono stati anticipati alcuni estratti da un blog del "Sole 24 Ore", Pier Luigi Maria dell'Osso, sostituto procuratore nazionale antimafia, non usa mezzi termini per stroncare i passi in avanti che il Titano ha compiuto negli ultimi anni su questa problematica.
“Non si può certo sostenere - riferisce così il documento della Dna - che San Marino non sia ad alto rischio di riciclaggio”. Per questo, esiste la “specifica esigenza”, osserva Dell'Osso, che gli eventuali accordi tra Italia e San Marino “debbano farsi carico della elisione di ogni strumento e modalità operativa in tema bancario-finanziario che non diano ogni garanzia sotto il profilo dell'antiriciclaggio”. Di fatto, la relazione, 1.110 pagine di dati e denunce che riguardano tutto il Bel Paese, circola negli uffici giudiziari, tra gli addetti ai lavori e non viene ufficialmente rilasciata dalla Direzione nazionale antimafia di Roma. Tra le sue pagine non tralascia di bacchettare il Titano. E i suoi sviluppi normativi: tanto che l'abolizione del segreto bancario viene ritenuta “in concreto deludente”
La Dna non si limita a bocciare gli sforzi di San Marino, ma avanza proposte risolutive per fronteggiare i problemi di un altro Stato, tirando in ballo Banca d'Italia. “In ogni caso - riporta 'Guardie e ladri', il blog del Sole 24 Ore - non possono sussistere ragionevoli dubbi sul fatto che Bankitalia debba avere ogni utile potere in punto di vigilanza, possibilità d'ispezioni e così via, su ogni proiezione bancaria sammarinese”.
Questo perchè “E' da oltre un quinquennio - prosegue la relazione - che Bankitalia ha sollevato una serie di questioni fondamentali, senza che da parte di San Marino si sia andati al di là di ampie dichiarazioni di disponibilità, di volta in volta smentite dalla realtà”. Si ricorda quindi la mancanza di un memorandum di intesa tra gli istituti centrali dei due Paesi. L'istituto guidato da Mario Draghi “non ha consentito alle banche di San Marino di operare in Italia - riferisce infatti il rapporto - ma ciò èavvenuto comunque, illegalmente”.
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