RICCIONE, 29 AGOSTO 2010 - SENZA musica e costretti ad ascoltare il suono del silenzio. Quello che il Comune di Riccione ha imposto ai sei locali sulla spiaggia del Marano, puniti per non aver rispettato i limiti di decibel e di orario. E così venerdì sera il tempio della movida è rimasto ammutolito: due locali hanno deciso di non aprire neppure, mentre gli altri si sono ‘arrangiati’ come meglio hanno potuto.
L’Hakuna Matata ha puntato tutto sul ristorante, il Beach Cafè invece ha scelto il cabaret per intrattenere i (pochi) clienti che si erano avventurati in spiaggia. Il braccio di ferro fra amministrazione e locali si trascina dalla notte dei tempi: da una parte l’esigenza del rispetto delle regole, dall’altra quella del divertimento. I vigili hanno staccato multe, gli assessori hanno più volte avvertito i gestori di abbassare il volume. Tutto inutile. I rumori ‘molesti’ dai locali del Marano hanno continuato a turbare i sonni di vicini, albergatori e clienti. E alla fine dell’estate il sindaco di Riccione, Massimo Pironi, si è dovuto arrendere all’evidenza: sei ordinanze di chiusura, una per ogni locale fracassone.
Più una decina di multe da mille euro l’una. «Il Marano per noi è una risorsa che non deve andare a discapito di altre categorie. Gli operatori devono rispettare le regole». E venerdì sera luci spente, altoparlanti muti e piste deserte. Una scenografia insolita e surreale che ha irritato qualche ragazzo che si è trovato di fronte questo spettacolo. «Era la nostra ultima serata a Riccione e volevamo chiudere la vacanza in bellezza. Peccato» dicono deluse Alessandra e Daniela, due ragazze milanesi che speravano di scatenarsi in pista. Tanti i ragazzi che si aggiravano ‘spaesati’ fra un silenzioso locale e l’altro. Come un gruppo di Imola arrivato a Riccione per festeggiare un addio al celibato. «E la musica dov’è? Come si fa ad abbordare una ragazza in silenzio assordante?», si sono chiesti prima di andare a festeggiare lontano dal Marano. Stessa decisione presa da alcune ragazze ignare del provvedimento punitivo. «Senza musica è meglio tornarsene a casa».
Soddisfatto, ma non ‘sazio’, invece il presidente dell’associazione albergatori di Riccione, Bruno Bianchini: «Il venerdì senza musica è un provvedimento tardivo, la nostra azione legale è già partita: lo facciamo per impedire che la prossima stagione assomigli a quella che sta per concludersi». Dall’altra parte della barricata invece si recrimina. «Provvedimento inopportuno e fuori luogo». si sfoga Federico Cimaroli dell’Hakuna Matata. Ma neanche a Rimini la musica è diversa: a fare le spese del giro di vite contro i locali è stato il Turquoise al quale è stato intimato lo stop alle danze. Motivo? Assenza di licenza per il ballo. Il messaggio di fine estate è forte e chiaro: chi sbaglia, resta in silenzio.
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