Reggio Emilia, 23 marzo 2014 - Ascoltiamo Erika (32 anni, a 31 la diagnosi). Quando mi hanno detto che avevo un cancro al seno mi sono detta: non importa, affronterò tutto, che mi facciano quello che vogliono io sono forte, che tolgano pure tutto il seno, ma io la chemio non la faccio, non se ne parla neanche!
Ci è voluta la telefonata del chirurgo una sera tardi, che mi diceva che non mi avrebbe operata perché prima dovevo fare 20 sedute di chemio; ha ascoltato con pazienza tutta la mia rabbia, poi, con la sua calma: ti parlo come se fossi mia figlia, perché come età ci siamo, la chemio la devi fare se vuoi accompagnare la tua bambina alle elementari. Mi ha convinto perché è stato il primo a toccare la corda più dolente e a mettermi davanti la realtà nuda e cruda che io non avevo voluto vedere: se non facevo la chemio potevo anche morire!
La notte prima di cominciare la chemio mi sono attaccata alle sbarre del lettino di mia figlia di 9 mesi, le ho chiesto di darmi la forza di sopportare tutto e le ho giurato che mi avrà fra i piedi ancora per molto, molto tempo! La notte dopo il parto ero in crisi, vittima dei miei ormoni , l’ostetrica mi ha detto: la tua bambina ti ha scelto come mamma, ed è arrivata da te per un motivo preciso! Oggi so che la mia principessa è arrivata per guarirmi. Il giorno della prima chemio ho pianto mentre l’infermiera mi infilava l’ago, ho pianto attaccata al muro della sala prelievi, ho avuto un dolore fortissimo al cuore, qualcosa si era spezzato, quella era paura, paura vera che nessuno, né l’amore di mio marito o mia figlia poteva togliermi.
La chemio è dura, è il vero incontro-scontro con il cancro, è quella che ti dà la vera consapevolezza che ci sei dentro fino al collo; solo grazie alle parole della mia oncologa sono riuscita a vedere la chemio non come un nemico ma come l’unica arma che avevo per vincere la mia battaglia.
Così è stato: ho vinto, è finita! Ho di nuovo i capelli, le ciglia e le sopracciglia, non ho più il vomito, ma soprattutto non mi sento più morire… qualche volta in quel letto con il liquido che bruciava mentre mi entrava nelle vene e con il sapore di metallo in bocca ho creduto di morire , anche durante l’ultimo ciclo che mi ha costretta a letto senza forze per giorni ho creduto di non farcela, i dolori erano così forti e non facevo altro che dormire; nel mio delirio ho pensato proprio che fosse giunta la mia ora.
Invece pochi giorni dopo, appena mi sono rimessa in sesto sono partita per Londra con la mia famiglia e una coppia di amici speciali, ricorderò per sempre questo viaggio come il mio ritorno alla vita.
La chemio mi ha portato via la bellezza, i miei lunghi capelli biondi, la spensieratezza dei miei 30 anni, le forze per rincorrere mia figlia; grazie alla chemio ho capito che certe persone non mi volevano bene davvero, ma ne ho trovate altre che mi hanno tenuto la mano e mi hanno asciugato le lacrime. Questo mi ha insegnato che non conta aver passato una vita insieme per considerarsi uniti, ma se attraversi un guado sotto braccio a qualcun altro allora sarà come avere un fratello.
Un medico mi ha detto: una che sopporta 20 dosi di carboplatino può sopportare tutto nella vita.
Un anno fa non avrei mai creduto di poter considerare la chemio un’opportunità.
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