Reggio Emilia, 2 novembre 2015 – C’è un mistero, nascosto là, sull’Appennino. E’ fatto di metallo contorto e affonda le radici nella Seconda guerra mondiale. L’area che custodisce l’enigma è nei pressi di Cerredolo, compresa tra il Secchia e il Dolo, dove è stato ritrovato il frammento di un aereo bellico.
E’ qui che si aggirano gli Indiana Jones contemporanei. Sono gli Archeologi dell’aria, le cui indagini non riguardano l’Arca dell’alleanza o il Graal, bensì velivoli scomparsi da oltre 70 anni. E le ricerche sono rese difficoltose da montagne, boschi e calanchi.
«Ci proponiamo di localizzare un aereo tedesco abbattuto dagli americani il 20 luglio 1944, precipitato tra Cerredolo e Ponte Dolo, per questo lanciamo un appello a chi conserva testimonianze del fatto, oppure documenti o pezzi aeronautici che ci possano portare al luogo dell’impatto», afferma Fabio Raimondi, presidente degli Archeologi dell’aria.
«La nostra associazione – spiega ancora Raimondi– è formata da appassionati che si dedicano alla ricerca di quello che rimane degli aerei della Seconda guerra mondiale, con lo scopo d’identificare i relitti e ridare un volto ai piloti dispersi».
La vicenda del velivolo tedesco assume l’aspetto d’icona di quanto andava accadendo.
La zona appenninica era scenario di aspri combattimenti tra Alleati e truppe nazi-fasciste, con il coinvolgimento delle formazioni partigiane. E ogni giorno anche nel cielo si assisteva a duelli mortali, a volte associati alla presenza della Repubblica di Montefiorino.
Il 20 luglio del 1944 un Messerschmitt pilotato da Helmut Kaeber viene colpito. Il soldato tedesco si lancia con il paracadute, per poi essere catturato dai partigiani.
A questo punto lo scenario si sposta dietro le quinte. Le parti in conflitto tessono una trattativa segreta. Si trova l’accordo: la liberazione di alcune persone legate alla Resistenza in cambio del tenente pilota, 24 anni, decorato. Il convoglio per lo scambio dei prigionieri parte da Sassuolo per risalire la valle del Secchia. L’auto transita da Veggia, Sant’Antonino, Castellarano, Roteglia, Cerredolo. Le tappe consentono l’entrata in scena di persone a garanzia delle parti. A Montefiorino avviene infine lo scambio.
Il tenente Kaeber tornò a volare, per fregiarsi di un’altra medaglia. E’ deceduto nel 1991. «Quello di Kaeber non è l’unico aereo caduto e di cui per tanto tempo si è persa la memoria», rivela Michele Becchi degli Archeologi dell’aria e autore del libro “22.000 bombe su Reggio’’ con Amos Conti.
«Nell’appennino abbiamo individuato vari casi di velivoli caduti, fra cui anche il Douglas noto come ‘Pippo’, e non escludiamo ci possano essere ritrovamenti, vorremmo essere utili, anche perché potrebbero esserci i resti di piloti, per arrivare a qualcosa di concreto è però importante la collaborazione di chi ha informazioni».