LARA FERRARI
Reggio Emilia

‘Sarà il mio tipo?’, al cinema l’amore tra un filosofo e una parrucchiera

Commedia romantica francese diretta da Lucas Belvaux con protagonisti Emilie Dequenne e Loïc Corbery

Una scena del film con Emilie Dequenne e Loïc Corbery

Una scena del film con Emilie Dequenne e Loïc Corbery

Reggio Emilia, 23 aprile 2015 - Cinquanta sfumature di poesia. Se credete che l’amore sia ancora quello romantico e non quello a colpi di frusta, allora Sarà il mio tipo? è per voi.

L’opera di Lucas Belvaux distribuita da Satine Film, con la bionda sognatrice Jennifer che cerca il principe azzurro e lui le legge le poesie di Baudelaire e i romanzi di Zola sta uscendo nelle sale italiane proprio oggi e la prossima settimana approderà a Reggio, pronta a far innamorare di sé tutti coloro che credono nel colpo di fulmine e nel potere eterno dei sentimenti.

Non importano le differenze di classe. Gli emozionanti protagonisti sono Emilie Dequenne, attrice che al suo debutto è stata lanciata da Rosetta dei Fratelli Dardenne, e che in questo ruolo conquista già un premio Magritte - considerata la migliore attrice giovane di Francia - e Loïc Corbery, attore della Comédie Française, perfetta incarnazione del raffinato e sfuggente intellettuale parigino.

Adattamento del romanzo ‘Non il suo tipo’ (come l’originale, Pas son genre) di Philippe Vilain, questa commedia venata di una ‘felicità triste’, per dirla con i nostri attori, racconta lo sbocciare della passione fra un professore di Filosofia di Parigi, che viene mandato a insegnare nella piccola Arras, e una parrucchiera con figlio a carico, che ama il karaoke e il gossip.

Lui, Clément, è anche uno scrittore affermato: suo il libro ‘Dell’amore e del caso’, per il quale si guadagna l’appellativo di filosofo dell’eros. Essendo per lui materia di studio e di simposi, Clément è il primo a conoscere l’incertezza del sentimento amoroso, esattamente come il grande Roland Barthes, ma una cosa è il dibattito filosofico, altra cosa è la vita di ogni giorno, in cui questo amore può palesarsi all’improvviso.

E avere fattezze e volto accoglienti di Jennifer. I due non potrebbe essere più diversi, in tutto: lui legge Kant e Dostoevskij, le pieghe del bel viso continuamente corrucciate in enigmi ontologici, però impulsivo nel corteggiamento.

Lei positiva, una iniezione di vita. Ma cauta con gli uomini, perché le avventure non portano a nulla. Si potrebbe dire che una è pronta per l’Amore. L’altro preferisce ragionarci sopra e trovare materiale nuovo per i suoi libri. Fino all’incontro. A un innamoramento arrendevole, al superamento spontaneo delle barriere di classe, personalità, visioni reciproche della vita.

Ma per quanto? Ogni passo in questa storia è un passo compiuto verso la bontà del sentimento d’amore, ma anche un’esitazione. Perché nessuno può sapere in anticipo come finirà e ci vuole coraggio a lasciarsi andare.

E’ come se ognuno di noi, sapendo che il destino comune a tutti è uno solo, scegliesse con cura che cosa provare e con chi, e come proteggersi dai propri sensi, per non sbagliare. Avendo paura che quell’idillio possa finire, Jennifer confessa che preferirebbe morire lì e ora. «Ecco, ho la felicità triste» - sbotta. «Se non avessi la felicità triste non farei il filosofo» - la pronta battuta di Clément.

Mentre scorrono le immagini noi pensiamo che sì, Jennifer e il filosofo dovrebbero stare insieme. Senza tanti sofismi. Che se una ragazza ti confessa di non capirci niente di Kant, e poi corre a leggerlo di nascosto per non rimanere indietro, beh allora quella è una prova di amore. La faccia di lei imbronciata e il vocabolario accanto. Quanti di noi non l’hanno fatto mentre leggevano la Critica della ragion pura? «Bortolin, il tuo orologio da polso ti indica ogni secondo che passa, strappandoti alla vita» - mormora il prof a un suo allievo. Già. Allora, non sarà meglio scegliere una bella e intelligente commedia romantica come non se ne vedevano da anni al cinema, visto l’inesorabile scorrere del tempo?