Reggio Emilia, 9 maggio 2015 - Il popolo dei poveri è sempre più numeroso, anche nella nostra città. A comporlo è un numero in aumento di single e persone reduci da una separazione, anziani e immigrati che, dopo essere stati aiutati una prima volta, hanno perso il lavoro e da soli non ce la fanno più a mantenere la famiglia.
Il quadro sull’evoluzione della povertà a Reggio e provincia è stato tracciato stamattina dalla Caritas diocesana, che ha presentato all’oratorio Don Bosco i dati relativi all’attività del Centro di ascolto.
Nel 2014 sono state 1.353 le persone incontrate (in tutto 16.867 nel decennio). Di queste, una su cinque (277 in tutto) sono italiane, le restanti straniere (1.050), di cui il 34% senza permesso di soggiorno.
Hanno un’età compresa tra i 35 e i 44 anni, ma aumentano i giovani lavoratori e gli anziani. Il 43,1% di chi si è rivolto allo sportello Caritas è celibe o nubile, mentre il 12,4% separati o divorziati: in tutto si parla di oltre metà di chi ha bisogno. Il 58,3% è disoccupato, mentre il 5,3% ha un lavoro che però non è sufficiente per pagare le spese.
I principali bisogni manifestati sono di tipo economico, il lavoro, la casa, la fragilità delle relazioni familiari, le necessità sanitarie e i problemi di dipendenza (alcol, droga e gioco d’azzardo).
«La Caritas dà a queste persone un aiuto concreto, ma lo vuole fare in un’ottica progettuale - ha detto il direttore della Caritas diocesana Giacomo Rinaldi -. È importante coinvolgere le parrocchie e la comunità civile perché si crei una vicinanza a chi ha bisogno e poi le condizioni per un progressivo recupero dell’autonomia personale. Il problema non è più soltanto la crisi: occorre un nuovo modo di affrontare le difficoltà sociali sul territorio».