Sabrina Pignedoli
Cronaca

‘Operatori somministrano farmaci’ Ma il giudice assolve i 26 imputati

I fatti contestati sarebbero avvenuti in 5 centri diurni

IN AULA Il processo partito da un controllo dei Nas  sulla somministrazione dei farmaci. A lato, Luciano Gozzi

IN AULA Il processo partito da un controllo dei Nas sulla somministrazione dei farmaci. A lato, Luciano Gozzi

Reggio Emilia, 25 luglio 2015 - Ventuno operatori socio sanitari, due medici e tre responsabili sono finiti a processo per abusivo esercizio di una professione. Il giudice, però, li ha assolti perché il fatto non sussiste.

Tra gli imputati assolti anche Luciano Gozzi, 76 anni, che è stato a lungo presidente del Santa Maria Nuova e anche assessore comunale alla Sanità.

Secondo le accuse, i 21 operatori avrebbero abusivamente somministrato farmaci agli ospiti di cinque centri diurni: il “Vellina Tagliavini Ferrari’’ e “Il Villaggio’’ di Reggio, gestiti dalla cooperativa Coress; l’Odoardina di Scandiano, gestito dalla cooperativa Zora e Osea di Reggio.

I due medici, Gian Battista Giuliani, 54 anni psichiatra dell’Ausl, e Maurizio Cavalieri, 65 anni, medico di base avrebbero consentito l’esercizio abusivo della professione medica da parte degli operatori socio sanitari. Così come i tre responsabili delle strutture: Emma Davoli, 48 anni, presidente di Coress; Claudia Melli, 41 anni, presidente di Zora, e Luciano Gozzi, presidente di Osea.

Sono tutti difesi dagli avvocati Peitro Losi, Francesca Corsi e Celestina Tinelli.

IL PROCESSO è nato da un accertamento svolto dai carabinieri del Nas all’interno dei centri diurni. I militari, nella loro relazione, hanno scritto che, nei mesi di agosto e settembre 2010, gli operatori fornivano i farmaci agli ospiti.

In realtà, secondo la tesi della difesa, accolta anche dal giudice, gli operatori fornivano effettivamente il farmaco che doveva essere assunto, ma non lo somministravano. Si tratta, infatti, pillole che venivano prese direttamente dagli ospiti in modo autonomo, secondo la prescrizione medica, oppure con l’aiuto dei familiari. Non ci sono, pertanto, prove che gli operatori socio sanitari somministrassero le pastiglie. Per per questa ragione il giudice ha deciso di assolvere tutti i ventisei imputanti perché il fatto non sussiste.