Reggio Emilia, 7 luglio 2016 - Il cibo e le bevande, la preghiera e l’omelia dell’imam. Poi, alla fine della cerimonia di fine Ramadan – che si è svolta ieri mattina in un padiglione gremito delle Fiere di Mancasale – arriva la ‘benedizione’ dell’assessore comunale all’Integrazione Serena Foracchia, che indossa per l’occasione il velo. Il capannone allestito a mo’ di moschea ha raccolto un migliaio di uomini e donne dei centri musulmani della città e della provincia, tre gli imam delle tre sedi di Reggio (Via Piccard, via Monari e via Papa Giovanni). In tutto, la stima è di Abu Abderrahman, guida religiosa di via Piccard, «tra Reggio e gli altri paesi siamo 20mila fedeli». Aberrahman e Yousif Elsamahy, quest’ultimo imam di via Papa Giovanni che ieri ha condotto la preghiera, rimarcano la distanza dell’Islam, «religione di pace», dal terrorismo; dicono che le omelie sono anche in italiano «perché i nostri figli lo conoscono meglio dell’arabo» e sostengono di avere un buon dialogo «con la polizia e la Digos» sui problemi legati al contrasto al terrorismo.
Foulard improvvisato a mo’ di chador , l’assessore rimarca «l’importanza della collaborazione tra il municipio e la comunità islamica». Le chiediamo perché ha deciso di indossare il velo, dal momento che tre donne giornaliste erano dentro il capannone, ma a testa scoperta. «Mi è stato chiesto all’ingresso – risponde Foracchia – e ho deciso di farlo in segno di rispetto e di incontro. Avevo anche fatto il gesto di togliermi le scarpe, ma loro mi hanno fermata perché non ero nell’area della preghiera. Anche gli islamici, quando vengono da me in ufficio, mi abbracciano e mi stringono la mano. Non è la prima volta che indosso il velo». Per Matteo Melato, reponsabile provinciale della Lega Nord, quest’atteggiamento va letto in altra chiave: «Va bene incontrare la comunità islamica, ma perché indossare il velo dentro un capannone, che non è una moschea, ma ha accolto una celebrazione religiosa in via saltuaria? Per me è solo una dimostrazione di subalternità». Sulla regolarizzazione delle strutture che accolgono momenti di preghiera ma non hanno la destinazione a luogo di culto, l’assessore annuncia novità per l’autunno. Si limita a dire che «si chiederà alle associazioni di rivedere gli statuti delle associazioni in base alla finalità delle loro attività. Poi si lavorerà sull’ambito urbanistico. Questa richiesta riguarderà tutti i centri culturali e religiosi».