
Un posto di blocco dei carabinieri
Reggio Emilia, 13 luglio 2015 - La Sesta sezione della Corte di Cassazione ha rigettato o dichiarato inammissibili i ricorsi di alcuni indagati nell’inchiesta di ‘ndrangheta ‘Aemilia’, detenuti che avevano impugnato ordinanze del tribunale del Riesame. A fine gennaio erano state 117 le misure di custodia cautelare eseguite e nei giorni scorsi la Dda di Bologna ha notificato 224 avvisi di chiusura indagine, contestando l’associazione a delinquere di tipo mafioso a 54 persone.
Tra i ricorsi che la Corte ha dichiarato inammissibili, quello della consulente fiscale bolognese Roberta Tattini e di Pasquale Brescia, il gestore del ristorante ‘Antichi Sapori’ di Reggio Emilia dove si erano tenute riunioni tra partecipanti al presunto sodalizio, oltre a Francesco Frontera, Pierino Vetere e Giulio Muto. Ricorso rigettato in toto per Antonio Muto, Pasquale Riillo, Agostino Clausi, Vittorio Mormile e Mario Calesse. La Corte ha annullato l’ordinanza, rinviandola per un nuovo esame al tribunale Bolognese, per Nicolino Grande Aracri, limitatamente a un capo di imputazione per un trasferimento fraudolento di beni. Grande Aracri, considerato un boss della ‘ndrangheta, nell’indagine Aemilia non risponde di associazione mafiosa.