Reggio Emilia, 15 dicembre 2015 - UNA PROTESTA, inscenata dai membri del comitato Acqua bene comune, davanti al municipio e poi in Sala del Tricolore, per dire no al piano Caia per la gestione del servizio idrico integrato nella nostra provincia, che ha l’avvallo del sindaco Luca Vecchi e, da ieri, anche del consiglio comunale, che ha approvato un ordine del giorno «verso una società mosta a controllo pubblico e un partner privato operativo di minoranza». Mentre è stata bocciata la mozione di iniziativa popolare «per un affidamento a un’azienda speciale consortile» proposta dal comitato e sostenuta dalle firme di quattromila cittadini. Ma questi due documenti trovano voci discordanti e perplesse nei partiti.
Il documento proposto dal Pd, infatti, ottiene, come prevedibile, il voto compatto dei democratici, il no delle minoranze (Forza Italia, Grande Reggio, lista Magenta e M5S), mentre si astiene – a denti stretti – il consigliere di Lucia Lusenti di Sel, forza di governo che esprime anche il vicesindaco Matteo Sassi. Che, da noi interpellato, si dice favorevole «perché il piano dà una grande importanza al radicamento territoriale della società che opererà nel servizio idrico»
Lusenti vota invece a favore della mozione popolare, che è stata respinta con undici voti a sostegno delle opposizioni (Forza Italia, Grande Reggio, Magenta e M5S) e diciotto contrari, cioè tutto il Pd a parte l’astensione di Salvatore Scarpino.
La mozione dei cittadini viene illustrata dall’esperto europeo sui temi idrici Riccardo Petrella: «Dovete essere molto fieri dei vostri cittadini che con tenacia e competenza stanno combattendo per l’acqua pubblica. Sono un patrimonio sociale e deluderli sarebbe un grave torto». Ma, soprattutto, ha aggiunto Petrella ai consiglieri comunali, «non camminate come i granchi mettendovi in mano a un gestore privato interessato solo al profitto».
E se il Pd appare granitico nella difesa del piano Caia, ricorre però a una sorta si assicurazione sul futuro. Nell’ordine del giorno approvato si parla infatti di «prevedere negli atti amministrativi che definiranno la titolarità della concessione e l’affidamento della gestione operativa, passaggi che consentano una reversibilità del processo qualora la gestione non rispondesse agli obiettivi dati al momento dell’affidamento».
Nel suo intervento, il capogruppo Pd Andrea Capelli sottolinea infatti i pregi della newco tra cui, si spinge ad ipotizzare, «quelli di una tariffazione sociale con franchigie sull‘acqua legate al reddito». Secondo Capelli, «l‘opzione della gara non va demonizzata, ma penso si debba evitare perche‘ non garantisce il controllo del pubblico». Di segno opposto il giudizio del Movimento 5 stelle che parla di «un piano gattopardesco» pensato «per non disturbare il manovratore romano pro multiutility» e per non «indispettire il mostro quotato in borsa che abbiamo creato da Agac».