Ravenna, 5 novembre 2011 - C’è un’altra porta che si spalanca. E, a varcare la soglia, è Davide Mandorlini. Per il centrale difensivo ravennate, il tempo del debutto è ormai maturo. Prima la titubanza per la firma sul vincolo; poi un problema burocratico; e infine il ginocchio che si è bloccato.
La stagione del figlio di Andrea Mandorlini comincerà dunque domani, ovvero dopo dieci giornate andate in archivio. L’appuntamento è al ‘Benelli’ contro i pisani del Forcoli, a oltre dieci anni dall’unica presenza collezionata in prima squadra. Era infatti il 27 maggio 2001 quando i giallorossi espugnarono con un clamoroso 5-2 lo stadio del Conero di Ancona alla terzultima giornata del campionato cadetto pre fallimento, e Davide Mandorlini, oggi trentaduenne e con alle spalle una carriera spesa fra C1 e C2, subentrò a dieci minuti dalla fine a Nodari.
«Era ora che tornassi a giocare. Ho davvero tanta voglia di dimostrare il mio valore. Poterlo fare con la maglia della squadra della mia città costituisce uno stimolo incredibile. Sono stato fermo un mese a causa del problema al ginocchio. Mi sono sottoposto a terapia conservativa, fatta anche di potenziamento muscolare, che ha scongiurato il ricorso all’intervento di pulizia al menisco». Mandorlini sta scalpitando da tempo. Vivere la situazione di crisi senza poter dare il proprio contributo non deve essere stato facile: «Da fuori non è facile vivere una situazione del genere. Le vittorie che non arrivano hanno portato un po’ di sconforto, questo è normale. Adesso è il momento di cambiare rotta».
Complice il forfait di Varoli, per Mandorlini jr ecco aperta l’autostrada: «Il dolore è scomparso e così ho potuto riprendere a lavorare coi compagni. Certo, non sarò al cento per cento, ma cercherò di sopperire con l’esperienza e con la... testa. Non sono assolutamente preoccupato, anche perché solo giocando si può arrivare alla giusta condizione fisico atletica».
Il ‘centrale’ giallorosso ha commentato anche il frangente che sta caratterizzando la stagione del Ravenna. Ravenna che, non ha ancora vinto fra le mura amiche: «La nostra città è giustamente esigente e, in una categoria come la serie D, nutre delle legittime ambizioni. Se le vittorie non arrivano e se, addirittura, certe volte i pareggi si trasformano anche in sconfitte, allora l’autostima viene un po’ a mancare. Sono convinto tuttavia che ci manchi davvero poco per invertire la rotta. Poi però non sarà finita, perché bisognerà dare continuità ai risultati».
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