Castel Bolognese (Ravenna), 12 febbraio 2016 - Questa è una storia conclusasi da diversi mesi ma della quale si parla solo oggi per la riservatezza che accompagna la vita uno dei protagonisti: il generale americano James Lee Dozier, il quale nel 1981, quando era comandante della Nato nell’Europa Meridionale, fu rapito a Verona dalle Brigate Rosse e liberato dai Nocs dopo 42 giorni.
La storia comincia il 25 aprile 2006, quando due ricercatori di reperti militari – Fabio Dalmonte di Castel Bolognese e Daniele Albonetti di Casola Valsenio – trovano nella Macchia dei Cani, sul confine tra i comuni di Casola e Palazzuolo, una piastrina militare americana. Porta il nome di Mack Tays, fante del del 350° Reggimento dell’88ª Divisione Usa. Dalmonte fa una ricerca su Internet e scopre che Mack Tays, ventunenne della Contea di Lauderdale in Alabama, risulta ‘Missing in action’, cioè un disperso in combattimento il 25 settembre 1944.
La scoperta sprona i due amici a proseguire le ricerca con maggior impegno nella speranza di trovare i resti del fante americano. Trovano la seconda piastrina che prova il mancato recupero della salma e quindi decidono di vangare l’area, ma dalla terra escono solo uno spazzolino da denti, una penna stilografica e uno specchietto. Il fatto appare misterioso: il militare risulta disperso e nel luogo dove è morto si trovano le due piastrine di identificazione, alcuni effetti personali ma non i resti umani.
A quel punto la ricerca prende ben altro respiro. Un anno dopo i due ricercatori riescono ad avere un colloquio con Romano Prodi, allora presidente del Consiglio, il quale interessa l’Ambasciata italiana di Washington per avviare ricerche sulla sorte del corpo di Tays. Per alcuni anni non succede nulla, fino a che una squadra di identificazione dei Caduti americani ignoti, in una ricognizione di routine, capita in Romagna e tramite Dalmonte e Albonetti rintraccia un testimone il quale rivela che i resti del soldato vennero prelevati nel 1945. E quindi furono inumati nel cimitero militare americano di Firenze come appartenenti a ignoto. Poi di nuovo silenzio.
Nel 2014 la giornalista Raffaella Cortese de Bosis, che sta preparando un documentario sul lager di Dora Mittelbau, è a Castel Bolognese per intervistare Mario Quadalti il cui zio è morto in quel lager e da Quadalti viene a conoscenza del caso Mack Tays. Prima riesce a mettersi in contatto con il sindaco di Florence (Alabama) dove vive l’unica sorella di Mack dopo che gli altri nove fratelli e i genitori sono morti senza sapere cosa ne è stato dei resti del loro famigliare. Poi organizza un incontro con i due ricercatori chiedendo la massima riservatezza e il 5 agosto dello scorso anno si presenta a casa di Dalmonte, nella campagna di Castel Bolognese, assieme all’ottantacinquenne generale Dozier, che si era assunto l’impegno di consegnare gli oggetti ritrovati ai parenti del Caduto.
Nel corso di una cerimonia molto intima e sentita Dozier ha ringraziato, come americamo e militare, i due ricercatori per il loro impegno e ha consegnato loro un attestato di ringraziamento del Sindaco di Florence e del presidente della Contea di Lauderdale. Poi c’è stato un sopralluogo alla Macchia dei Cani. In occasione della Giornata dei veterani di guerra, svoltasi a Florence l’11 novembre, il generale Dozier ha consegnato gli oggetti di Mack alla sorella Marie che ha commentato commossa: «Ringrazio tutti coloro che si sono impegnati a favore di un ragazzo di campagna che ha dato la vita per il nostro paese e spero che sia possibile riconoscere e riavere i resti di mio fratello». E perché tale speranza non vada perduta, nella stessa giornata è stato inaugurata un’esposizione degli oggetti, delle immagini e delle medaglie di Mack Tays, poi conservate nel locale Sacrario Militare.