REDAZIONE RAVENNA

Luce Raggi inaugura la sua ’casa-studio’

Sorge precisamente di fronte al Museo delle Ceramiche uno dei futuri lasciti alla città dell’edizione 2021 della mostra mercato Made in Italy (che si tiene sabato e domenica). È proprio sabato 4 settembre, alle 18.30, che Luce Raggi inaugurerà in viale Baccarini la sua casa-studio e la Another Fucking Gallery che sorge al piano terra, proprio alle spalle dell’edicola sul viale. Un progetto annidato nella sua mente pressoché da sempre: "Già nei miei primissimi disegni, da bambina", rivela Luce Raggi, "compariva una donna adulta che vive da sola in una casa su tre piani, senza fidanzati o animali domestici. Uno spazio in cui accogliere".

È l’indirizzo l’ultimo tassello del mosaico che Luce Raggi ha in mente da sempre: per tornare al punto di partenza, a Faenza, è dovuta passare dall’accademia di Brera e da un soggiorno in Cina, a Jingdezhen, dove ha preso davvero corpo la sua attitudine per la ceramica, benché i chiaroscuri del piatto "I’m not a ceramist" siano ancora l’opera in cui più si identifica: del resto la luce esiste solo finché c’è memoria del buio. Quel soggiorno cinese è ovunque nella sua casa-studio: nei tre busti di Mao cui ha aggiunto delle vibrisse feline – opere che per ovvi motivi in Cina è stato opportuno non esporre – nei vasi in cui col suo tratto caratteristico sono narrati momenti di vita quotidiana nella repubblica popolare, in quelli sezionati alla base o ancora nelle Veneri di Willendorf postmoderne ricavate tramite la sapiente aggiunta di décolleté e rotondi derrière ad alcune anfore. Se dall’altra parte dell’Eurasia il cuore di molte abitazioni sono i tempietti presso cui onorare la festività del Qingming, appena varcata la porta della Another Fucking Gallery tutto converge verso l’angolo della casa-studio dove pulsa l’"Another fucking blue and white vase", punto d’arrivo della sua ricerca sulle tradizioni della maiolica faentina e della porcellana cinese. "Art & Disage" insomma, come recita la rivista che ha appena dato alle stampe, "In da house", il cui primo numero verrà presentato proprio sabato sulle note del dj set curato da Simona Wilbi: un "periodico indipendente d’arte e misfatti", in vendita all’edicola di viale Baccarini.

Nella sua casa-studio Luce Raggi non sarà sola a lungo: l’ultimo piano è riservato a performer e ceramisti di passaggio qui, anche per residenze d’artista (la finestra da cui si gode il panorama sulla facciata del Mic è appunto quella – ça va sans dire – della "Another fucking suite"). "Il sogno", ammette, "è trasformare anche la facciata". Abbandonare la tonalità intermedia fra il rosa e il beige di questa porzione di viale Baccarini per dare magari vita a un corpo a corpo fra blu e bianco maiolicamente irrefutabile, o a un bianco e nero come nel suo "I’m not a ceramist", o ancora al suo motto "Keep it unreal".

Filippo Donati