Ravenna, 15 febbraio 2012 - LA ZONA industriale delle Bassette, centri commerciali come l’Esp, quartieri urbani come Borgo Montone: è difficile definirle «aree agro-silvo-pastorali». Eppure, a quanto denuncia il Movimento 5 stelle, la Provincia le avrebbe inserite tra le zone di tutela faunistica, un ‘trucchetto’ — secondo i grillini — per raggiungere la quota del 20 per cento del territorio prevista dalla legge. In effetti alcuni cartelli di divieto di caccia — ad esempio quello di fronte alla sede del Pd di viale della Lirica, non certo aperta campagna — non avranno mancato di suscitare qualche perplessità negli osservatori più attenti.
I ‘GRILLINI’ — per bocca del consigliere regionale Andrea Defranceschi e del capogruppo in consiglio comunale Pietro Vandini — annunciano un esposto in Procura. «La Provincia di Ravenna e l’Ambito territoriale di caccia — sottolinea Vandini —, quando Libero Asioli era ancora assessore (nonché presidente di Federcaccia), hanno dichiarato ‘vietati alla caccia’ e ‘rifugio per gli animali selvatici’ interi pezzi di città, con cemento ed edifici». Il consigliere dei Cinque stelle elenca queste aree: «Il centro commerciale Esp e buona parte dell’abitato di Borgo Montone, il Centro iperbarico e l’immensa area asfaltata del Consar, la zona dal cinema Astoria alla coop Teodora con relativi parcheggi, l’intero insediamento dei capannoni alle Bassette, un quartiere tra viale Europa e via Antica Milizia, tutto l’abitato chiuso fra viale Randi, la Classicana e la Faentina, CinemaCity compreso, una parte di Classe e quasi tutto Ponte Nuovo. Non bastasse — aggiunge Vandini — ci giungono segnalazioni anche per localita urbanizzate del forese come Savio, San Pietro in Campiano, San Michele, Godo».
Secondo Defranceschi, «l’istituzione di riserve fasulle servirebbe a ricomprendere in quella percentuale anche zone evidentemente inadatte a ospitare fauna selvatica e, di conseguenza, a permettere l’attività venatoria su un’area piu vasta di quella consentita dalla legge. In questo modo il numero di licenze di caccia disponibili aumenta».
NON la vede così Claudio Miccoli, presidente dell’Associazione caccia Emilia-Romagna. «In un territorio fortemente antropizzato come il nostro — spiega — capita che le aree di rispetto ricadano entro zone che un tempo erano agricole e ora non lo sono più. Un esempio è l’area delle Bassette, che è stata progressivamente urbanizzata». Quanto all’area in cui è attualmente consentita la caccia, secondo Miccoli è già ridotta ai minimi termini: «Non va dimenticato che la caccia ravennate ha già pagato un pesante dazio al Parco del Delta, e che, ad esempio, la Standiana è chiusa alla caccia da 40 anni. Oggi siamo vicini al limite inferiore del coefficiente stabilito dalla legge, ovvero una licenza ogni 12—22 ettari».
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